Oggi, 5 maggio, Karl Marx compie 200
anni. In tanti hanno provato ad archiviarlo, a squalificare finalmente le sue
idee sotto il segno del fallimento. Eppure il suo pensiero continua a
terrorizzare i potenti, a far tremare il sistema, a dare voce a chi, dall’altra
parte della storia, bussa alle porte del mondo.
L’alienazione, lo sfruttamento, l’emarginazione,
le condizioni che ogni giorno vengono ancora vissute da troppa gente non sono
una dimensione dell’esistenza, né qualcosa di inerente alla natura dell’uomo e
della società.
Intuì alcuni processi della economia
capitalista, come l’accumularsi progressivo di quantità sempre maggiori di
ricchezza in un numero sempre minore di mani. Mise in guardia, a suo modo,
contro i pericoli del capitalismo sfrenato e le profonde ingiustizie che ne scaturivano,
come il furto ai danni dell’operaio di parte del suo guadagno legittimo, che lo
privava del cosiddetto plusvalore del prodotto finito.
Siamo al materialismo storico: il
capitalista borghese è il padrone, il proletariato il servo, la sintesi la
rivoluzione proletaria e la società senza classi: quella in cui tutti sarebbero
stati padroni dei mezzi di produzione, con l’eliminazione di qualsiasi
sovrastruttura sociale.
Grazie a Marx, sappiamo, come ancora continuiamo
a dire e a pensare, che un altro mondo è possibile, che si può essere felici
anche senza sfruttare e prevaricare altri.
Anzi, costruendo insieme agli altri le condizioni della vita in comune, dove nessuno è escluso. Un altro mondo, segnato da confini di giustizia e uguaglianza, in cui tutti possano costruire il proprio destino ed essere protagonisti, senza servi, né padroni.
Da ognuno secondo le proprie capacità, a ognuno secondo i propri bisogni.
5 maggio 2018 (Alfredo Laurano)
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