E’ singolare - e anche un po’ ridicolo
- che, dopo ogni strage, dopo ogni orribile attentato - e, ovviamente, anche
dopo questo ennesimo di Barcellona, di poche ore fa - presidenti, ministri,
capi di stato e politici, di ogni razza e colore, aprano il manuale
dell’insulsa retorica per condannare con fermezza e falsa commozione quegli
eccidi, per dichiarare di essere vicini alle famiglie delle vittime e,
soprattutto, per rassicurare i popoli che i terroristi non vinceranno, “perché i nostri valori sono più forti del
loro odio”.
"Sono
assassini, criminali che non ci spaventeranno. Non ci costringeranno a
rinunciare alla nostra vita, alla nostra libertà”, recitano i versi della ormai
consueta liturgia.
Un altro po’!!!
Ma, forse non sanno che a quelli non
gliene fotte niente di vincere: non è una guerra o una lotteria, non è un
campionato o una perenne partita di calcetto o una sfida a scacchi o a briscola
paesana.
Per noi è una scommessa che punta sugli
scongiuri, su cornetti, santi protettori e formule di incredibile magia, e sulla
fortuna di non essere coinvolti, in qualsiasi luogo o situazione (strada, treno,
metro, stadio, mercato, stazione, aeroporto o ristorante). Per loro è una missione,
una spietata caccia alla sorpresa, all’imprevedibilità, alla casualità, secondo
un criterio di cieca e ottusissima obbedienza alla divinità.
Quelli vogliono solo uccidere,
spaventare, terrorizzare, con ogni mezzo o arma - ora con coltelli, camion e
furgoni, secondo le nuove strategie - quanta più gente possibile, anche perché l’eventuale
premio ce l’hanno già nella loro religione, nelle loro credenze, nei loro
paradisi. E ci riescono benissimo.
Isis, Al Qaeda, foreign fighter, radicalizzati,
fondamentalisti, jihadisti della porta accanto o cani sciolti non devono alzare
coppe o trofei, ma seminare odio, spargere sangue e consumare vendette, secondo
un dio, una religione, un comandamento assurdo, che ottenebra i sensi e avvilisce
la ragione. E non giocano e non vincono con le nostre carte, con le nostre
regole, con i nostri compromessi.
Risparmiateci le chiacchiere e la
solita ipocrisia.
18 agosto 2017 (Alfredo Laurano)
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