Il "Monumento alla Bagnante", meglio noto come la Sirenetta Vastese, è il simbolo di Vasto Marina, come la Sirenetta è quello di Copenaghen. Forse, sono cugine per parte di mare.
Impropriamente detta anche "sirenella", rappresenta una figura femminile esile, in posizione eretta sullo scoglio - forse un tratto dei resti dell'antico porto - in procinto di tuffarsi in mare. Lo stile è asciutto e longilineo, la bagnante guarda in basso, come se controllasse il suo costume.
Il monumento si erge, imponente, a pochi metri dal lungomare, in omaggio a tutte le donne, per le loro qualità.
Non so per quale strana associazione di idee, osservandola, mi è venuta in mente la brutta, sproporzionata, insignificante, incomprensibile e pacchiana statua di Manuela Arcuri - posta, rimossa e poi riposta - sul lungomare di Porto Cesareo, sulla cui epigrafe gli operatori turistici hanno fatto incidere la dedica: “A Manuela Arcuri, simbolo di bellezza e prosperità.” Che ci azzecca in quel contesto l’attrice, peraltro di Latina, ce lo spiegherà Di Pietro o il sindaco della cittadina jonica.
Non molto apprezzata dalle donne del luogo, che avrebbero preferito forse un monumento a una Madonna del Mare, ingelosite anche dal fatto chi i loro uomini marinai, prima di partire per pescare, avevano preso l’abitudine di augurarsi la fortuna, toccando le chiappe della marmorea Arcuri, la statua è stata al centro di varie polemiche e scaramucce mediatiche e locali, diventando un simbolo divisivo e di rigetto popolare.
Le chiacchiere e le leggende sulla
scultura si sono poi moltiplicate.
Qualcuno è convinto che un vincitore
del Superenalotto sia stato baciato dalla fortuna, dopo aver toccato
l'abbondante fondoschiena di Manuela.
Un pasticciere della zona ha realizzato
un dolce dedicato, appunto, al suo "lato b", assaggiato con gusto e assai
gradito dalla formosa ispiratrice, durante una sua visita nel leccese.
Siamo alle soglie del ridicolo, alle
baruffe comiche e farsesche all’italiana. Facciamo un referendum!
Ma la nuova dea della fortuna non
poteva essere raffigurata dal volto e dalle forme di una donna prosperosa della
storia o della tradizione, come i grandi pittori e scultori rinascimentali
facevano, prendendo spunto dalla vita civile e religiosa, o privilegiando la
pura fantasia?
Ma c’è di più.
La venere callipigia (dalle belle
natiche) di Latina ormai spopola, non solo al cinema, sulle riviste patinate, nei salotti e
alla TV. Quale madrina d’eccezione - novella Gioconda nuda, a figura intera - la
chiamano a inaugurare manifestazioni, eventi e sagre di ogni tipo, anche quella della patata o della bufala nostrana.
Una sua riproduzione statuaria e sensuale, con un lungo tralcio d'uva tra le gambe, è stata
posta pure all’ingresso di una nota azienda vinicola sull’Aurelia, a pochi
chilometri da Cerveteri, forse perché si è sparsa la voce delle sue aristocratiche
e taumaturgiche chiappe.
E anche il vino, bontà sua, viene meglio.
E anche il vino, bontà sua, viene meglio.
(Alfredo Laurano)
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