Conoscevo abbastanza bene la costa adriatica da Ravenna a Francavilla, passando per Cesenatico, Rimini, Riccione, Gabicce, Pesaro, Fano, Senigallia, il verde Conero con Sirolo, Numana e Porto Recanati e le meravigliose cittadine di Civitanova e S. Benedetto, ma molto meno quella abruzzese, da Ortona fino a Vasto, e devo francamente confessare che non poco mi ha stupito.
Ho scoperto ampie e dorate spiagge libere o attrezzate e calette incastonate fra rocce, scogliere e promontori. Ma anche palazzi antichi, centri storici d'eccezione, vecchi castelli, porti, vicoli e pezzi di Storia, che si possono ammirare fra scenari e angoli incredibilmente suggestivi.
L’Abruzzo è conosciuto soprattutto come regione montuosa e dei parchi nazionali, per le sue vette che sono le più alte dell’Appennino. Però è anche una regione di mare, con chilometri di litorale ricchi di straordinari paesaggi, assai diversi e irregolari tra di loro.
La Costa Abruzzese è un palcoscenico perfetto per una vacanza di mare, di cultura, di folclore e tradizione, che appaga ogni gusto ed esigenza, non ultima quella enogastronomica.
Ristoranti, trattorie, deliziose rosticcerie e mille sagre di ogni ben di dio, di mare e di terra, che esaltano e diffondono le bontà del territorio, che esprimono sapori e profumi quasi dimenticati: frutta, pomodori, peperoni e verdure varie riacquistano qui il diritto al proprio nome e alla propria identità, il diritto a ritrovare e restituire sapidità e profumo.
Mille vini, dal raffinato e intenso bouquet, che nascono dal felicissimo connubio di correnti d’aria marina e di mezza collina, dove la viticultura diventa protagonista dell’economia e del gusto.
La terra è generosa in questa parte d’Italia, ha radici antiche e gode di condizioni microclimatiche straordinarie per la coltura della vite, con terreni vocati e grappoli baciati dalla salsedine e da quell’intreccio di soffi benefici, prodotti dall’ escursione termica tra giorno e notte, tra mare e monti.
Ho scoperto che il verde Abruzzo si tinge e si confonde anche d’azzurro e di turchese. In una tavolozza di colori saturi e brillanti, con toni e sfumature vivide, si unisce e si confonde cielo, terra e mare, in un miscuglio di sapienti pennellate, dosate con maestria, a suscitar l’incanto, lo stupore e l’emozione,
Ho scoperto, in particolare, la seducente e unica Costa dei Trabocchi, in provincia di Chieti, che comprende varie località di interesse storico, artistico e turistico, che si affacciano su quel mare.
I trabocchi sono originali piattaforme in legno, che si ergono sul mare come palafitte, agganciate alle rocce. Sono macchine da pesca, costituite da una piattaforma collegata alla terra da un ponticello e sospesa su travi erette e fissate con straordinaria perizia a ridosso di scogli e punte rocciose, là dove il mare presenta profondità e correnti favorevoli alla pesca.
Dalla piattaforma si protendono verso il mare aperto bracci di legno (antenne) che sostengono la grande rete (bilancia) che viene calata e issata con l’aiuto di un grande argano fissato al centro della stessa piattaforma. “Proteso dagli scogli, simile a un mostro in agguato, con i suoi cento arti il trabocco aveva un aspetto formidabile”. Così lo descrive D’Annunzio.
I trabocchi segnano la costa da Francavilla al Mare fino a San Salvo, passando per Ortona, le marine di San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Casalbordino, Vasto e Punta Aderci.
In quest'area, tra le zone più belle di tutto il litorale adriatico, e in particolare a San Vito Chietino, conosciuto come "il paese delle ginestre", Gabriele D'Annunzio scrisse appunto i versi del celebre "Trionfo della Morte", nel suo eremo, il trabocco Turchino. “O desiata solitudine, lungi al rumor degli uomini, o dolce speco d’incanto…”
Oggi, non si usano quasi più e molti sono diventati sofisticati e lussuosi ristoranti.
Ma la loro storia resta, legata a quella di tanti pescatori che su quegli strani “mostri”, protesi sul mare, hanno trascorso la loro vita e loro fatiche. Lì cucinavano e mangiavano ciò che pescavano, mischiando pesci, acqua e poco altro, inventando così zuppe e brodetti.
Ringrazio il mio amico Attila, “traboccante o traboccaiolo” originario di quell’area e biologo marino, per i suoi preziosi racconti, per la storie personali e per le tante curiosità di cui mi ha fatto parte.
Lui, che dà del tu ai pesci, fra onde, trabocchi ed immersioni, danza leggero in ogni mare, come un novello Poseidone. Mi ha fatto vivere la passione di luoghi, spazi e affascinanti panorami, accompagnandomi per mano e con sapienza, tra i magici giardini di quell'Eden, fra quei mostri amici, fra quei legni sparsi e stravaganti su quel mare, che raccontano di epoche lontane, che accendono la fantasia e stimolano la curiosità di quel misterioso mondo.
Che ti commuovono, ti conquistano all'istante, ti catturano i sensi e soprattutto l’anima.
(Alfredo Laurano)
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