Nella categoria dello Snobismo si ritrovano e convivono una serie di elementi che identificano modi e persone ben precise che, imitando scelte e stili di vita di classi sociali superiori, ostentano atteggiamenti di distaccata superiorità e sufficienza, di presunta distinzione e raffinatezza. Sono portatori insani di ricercatezza, affettazione, eccentricità, stravaganza e inevitabile esibizionismo, in ogni situazione.
In altre parole, sono quelli odiosi e insopportabili al grande popolo della semplicità.
Da un punto di vista semantico, il termine viene dai più considerato un'abbreviazione della locuzione latina s(ine) nob(ilitate), cioè, “senza nobiltà”, un’abbreviazione che veniva posta accanto ai nomi, nelle liste degli studenti dei collegi inglesi, per evidenziare chi era un aristocratico e chi non lo era. Cioè il contrario di quanto significhi oggi.
Lo snobismo attuale è una forma di ambizione e di vanità, una ricerca di nobiltà che ne denuncia proprio la mancanza. Un comportamento facilmente patetico e ridicolo.
Nello zoo mediatico, sono tanti oggi gli snob - artificiali e privi di qualsiasi genuinità - e sono tante e varie le forme di snobismo che hanno preso il posto della defunta aristocrazia.
Ci sono quelli che si vantano di non sopportare la Tv, a prescindere, e che del televisore - dicono - hanno fatto un acquario.
Quelli che odiano il Calcio, come sport e come spettacolo volgare.
Quelli che schifano le fiere, le sagre, i festival e le feste popolari, ma amano solo leggere, viaggiare, il cibo esotico, le culture più lontane, le forme di poesia ipertestuale e interiorizzata, disprezzando tradizioni locali e regionali e tutto ciò che è standard, semplice e banale.
Quelli che prediligono mode e tendenze originali, la cura del corpo e della forma fisica, le filosofie orientali ed esoteriche, purché cool e trendy.
Che aborrono la pastasciutta, come i Futuristi, e il vino, bevanda rozza e contadina.
Che ancora parlano di attimini e dell’“omino” del mercato o della pizza.
Che hanno una tale apertura mentale, da far cadere il cervello.
Che si parlano addosso senza dire niente…
Che rappresentano tutto ciò che è inutile e supponente.
A latere, ma spesso coincidono, combattono e si fanno largo i tanti aspiranti tuttologi che devono personalizzare tutto: fatti di cronaca, esperienze, scelte, episodi, racconti, perché…anche mia zia, l’amico di mio cugino, la sorella del cognato di un collega…
Quasi tutti, però, coltivano il piacere dell’ozio, non si lasciano sottomettere, sprizzano arroganza e prepotenza, vestono succinti abiti di superbia e supponenza, non si sacrificano mai e non rinunciano ai propri bisogni e al proprio egoismo, con invidiabile naturalezza. E se ne fottono alla grande.
Non possiamo che fare altrettanto.
Non possiamo che fare altrettanto.
(Alfredo Laurano)
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