Sullo sfondo di una natura
complessa, meravigliosa, feroce e, a volte, indecifrabile, prende corpo la
travagliata storia del giovane indiano Pi Patel, mirabilmente interpretato da Suraj
Sharma.
Vita di Pi di Ang Lee (ieri sera su Raidue) è un film spettacolare, un
dramma sospeso fra il romanzo di avventura, una vivida rappresentazione dei
sentimenti e dei rapporti umani e una parabola filosofico-religiosa, con tante
possibili chiavi di lettura, riconoscibili in vari momenti del film: onirica,
metafisica, religiosa, etica, esistenziale, sentimentale, razionale e
passionale. L’opera ha riscosso un enorme successo di pubblico e di critica,
vincendo anche 4 premi Oscar (Miglior Regia, Miglior Colonna sonora, Migliori
Effetti speciali, Miglior fotografia).
E’ un racconto intenso e
palpitante, avvolto di armonia e poesia, che invita a profonde riflessioni
spirituali e che trascina lo spettatore nella tormentata odissea oceanica e nel
percorso di crescita del diciassettenne protagonista verso l’età adulta,
attraverso la fede, il sogno e la razionalità: è l’unico superstite di uno
spaventoso naufragio, solo su una scialuppa dispersa nel Pacifico, con la sola
compagnia di una tigre, cresciuta nello zoo di famiglia. Gli altri tre animali
allegorici sopravvissuti - una jena (il cuoco burbero della nave) che uccide
una zebra (un marinaio) e un orango (l’affetto e la madre di Pi), a sua volta
sbranata dalla tigre - escono presto di scena.
Un apologo esemplare che, all’interno di una impareggiabile cornice narrativa, coniuga il difficile
sforzo per la sopravvivenza con la potenza del 3D e la magia della computer
grafica, in un incredibile e lungo viaggio verso realtà inesplorate, tra
tempeste e animali umanizzati, tra giochi di specchi mare e cielo e balene
luminescenti, colonie di delfini e pesci volanti, tra incredibili peripezie,
pericoli, attacchi mortali e l’approdo sulla lussureggiante isola dei suricati,
che di notte diventa carnivora.
Suggestiva l’ambientazione e impenetrabile il segreto che quel luogo nasconde: a causa di un misterioso processo chimico, ogni cosa diventa tossica (l’acqua diventa acida, uccidendo i pesci che nuotano nelle pozze di acqua dolce) e i suricati sono costretti a rifugiarsi sugli alberi dalle infinite radici.
Suggestiva l’ambientazione e impenetrabile il segreto che quel luogo nasconde: a causa di un misterioso processo chimico, ogni cosa diventa tossica (l’acqua diventa acida, uccidendo i pesci che nuotano nelle pozze di acqua dolce) e i suricati sono costretti a rifugiarsi sugli alberi dalle infinite radici.
Il talento, la forza, la fiducia e l’intelligenza, però, prendono il sopravvento per
condurlo stremato alla salvezza, come per incanto, insieme alla feroce tigre
con cui ha condiviso la straordinaria avventura. La tragedia del naufragio
subìto e il dolore lacerante per l’improvvisa perdita dei suoi familiari
trasformano lentamente le sue sofferenze in prorompente necessità di vivere.
A quelle ferite, a quel suo
pathos interiore, si unisce la speranza e subentra il rapporto con il divino,
elemento portante del film, che viene in soccorso quando la morte sembra
giungere all’improvviso.
Sensibile a tre religioni
(Induismo, Cristianesimo e Islam), Pi - per gli amici diventato Pi greco, ad
evitare le storpiature e le derisioni sul suo originale nome Piscine - continua a confidare in Dio, il suo vero
compagno, colui che si manifesta sotto forma di pesce quando ha bisogno di
cibo, colui che è il sole durante una tempesta, colui che è l'infinito oceano,
colui che è tutto.
Ma non ha solo lui al suo
fianco durante questa esperienza estrema. La stessa Richard Parker, la feroce
tigre del Bengala, pronta a mangiarlo vivo da un momento all'altro, è la
ragione che in fondo gli regala la vita e la voglia di andare avanti nel suo
viaggio e di ritornare al mondo.
Uomo e felino uniti nella più surreale, imprevedibile simbiosi, un’attrazione che profuma di fascino e magia, una fatata seduzione che solo un certo cinema sa pennellare.
Uomo e felino uniti nella più surreale, imprevedibile simbiosi, un’attrazione che profuma di fascino e magia, una fatata seduzione che solo un certo cinema sa pennellare.
(Alfredo Laurano)
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