La
Pasqua turca ha portato una salutare ventata di presidenzialismo di cui, in
verità, anche in Europa, non si avvertiva proprio la mancanza.
Al
referendum costituzionale, come era lecito immaginare, ha vinto il Si, sia pur
di misura: 51,2 %, mentre l’Opposizione denuncia brogli sul 37% delle schede. Vuole,
o vorrebbe, ricontarle.
Il
paese è quindi spaccato a metà e il potere unico, granitico, nelle mani del
sultano. Questo il responso delle urne, dato da 55 milioni di turchi chiamati a
decidere se modificare o meno la Carta Costituzionale.
Alta
l’affluenza alle urne, attorno all'84%, non sono mancati incidenti, arresti e
sparatorie per divergenze politiche.
Per
Erdogan il Sì è la svolta che serve, un esecutivo forte che può promuovere lo
sviluppo economico e combattere il terrorismo. Uno dei primi atti annunciati sarà
l'introduzione della pena di morte, l'ennesimo passo che allontanerà la Turchia
dall'Europa.
Ma
in che consiste questa svolta in senso presidenzialista?
Tra gli emendamenti sottoposti al
referendum, uno dei più significativi è l'abolizione della figura del primo
ministro: sarà il presidente stesso a nominare il governo. Il Parlamento non
supervisionerà più i ministri perché non avrà più il potere di avviare una
mozione di sfiducia. Il presidente, inoltre, potrà nominare 6 su 13 giudici del
Consiglio superiore della magistratura e non dovrà più essere neutrale, ma
potrà mantenere un'affiliazione al suo partito politico. Saranno abolite le
corti militari. Per controbilanciare, la riforma prevede che il presidente
possa essere messo in stato d'accusa (impeachment) dal Parlamento.
Vista
la contestazione di così tante schede, dove si trattava, in fondo, di mettere
solo una croce sul Sì o sul No, c’è da sospettare che questo referendum sia stato
almeno “n’anticchia” manipolato. Se venissero confermati i brogli, tutte le
nazioni della UE dovrebbero applicare severe sanzioni nei confronti di un regime
che ha calpestato le regole democratiche.
Ma
da un Paese dove le carceri sono piene di giornalisti e politici d'opposizione,
dove si licenziano giudici, insegnanti e pubblici ufficiali per le loro idee
politiche, dove i dissidenti e le contestazioni si possono realizzare solo da
esiliati all’estero, dove gli attentati si susseguono a giorni alterni, cosa ci
possiamo aspettare?
Cos’altro potrà accadere dopo consegna dei
super poteri al sultano della mezza luna, che nemmeno fuma?
(Alfredo Laurano)
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