Ancora grazie, ci faccio colazione.
Narra
la leggenda che la sirena Partenope, incantata dalla bellezza del golfo,
disteso tra Posillipo e il Vesuvio, avesse fissato lì la sua dimora. Ogni
primavera, la bella sirena emergeva dalle acque per salutare le genti felici
che popolavano il golfo, allietandole con canti d’amore e di gioia.
Una
volta la sua voce fu così melodiosa e soave che tutti gli abitanti ne rimasero
affascinati e rapiti: accorsero verso il mare commossi dalla dolcezza del canto
e delle parole d’amore che la sirena aveva loro dedicato. Per ringraziarla di
un così grande diletto, decisero di offrirle quanto di più prezioso avessero.
Sette fra le più belle fanciulle dei
villaggi furono incaricate di consegnare i doni alla bella Partenope: la
farina, simbolo di ricchezza; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova,
simbolo della vita; il grano bollito nel latte, a prova dei due regni della
natura; i fiori d’arancio, profumo della terra di campagna; le spezie, in
rappresentanza di tutti i popoli lontani
del mondo; infine lo zucchero, per esprimere l’ineffabile dolcezza profusa dal
canto di Partenope in cielo, in terra e in tutto l’universo.
La
sirena, felice per tanti doni, si inabissò per fare ritorno alla sua dimora
cristallina e per deporre le offerte preziose ai piedi degli dei. Ma, nel
raccoglierli, mescolò tutti gli ingredienti in un amalgama che le lasciò tra le
mani la prima pastiera, di cui fu inconsapevole autrice e che superava in
dolcezza il suo stesso canto.
La
pastiera è entrata poi nella tradizione cristiana diventando il dolce con cui
festeggiare la Pasqua.
Ancora
oggi è presente sulla tavola pasquale in tutte le famiglie ed è simbolo di
pace.
18
aprile 2017 (Alfredo Laurano)
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