Vista la location scelta, non a caso, per un vertice internazionale a
tre, tutti si aspettavano, magari, una specie di riedizione del Manifesto di
Ventotene, per un’Europa libera, unita e
pacificata, una sua rilettura, un suo aggiornamento,
una sua riproposizione, alla luce dell’attualità bellica e migratoria.
Ma così non è stato, neanche di sfuggita: un abisso tra lo “spirito di
Ventotene” e il venticello di queste tre marionette, dice il sempre caustico
don Farinella.
Tre disperati in cerca di consensi
a qualunque costo: Merkel che rischia il posto il prossimo anno con le
elezioni, cui si presenta per la quarta volta, per l’immigrazione; Hollande, il
presidente francese più screditato della storia, per la sicurezza; Renzi il pallonaro
che, per vincere il suo referendum, vivo o morto, sfrutta un pezzo della nostra
Storia antifascista.
Ognuno, su quella nave, simbolo massimo di guerra, parla al proprio Paese
e ai propri elettori, preoccupato per il proprio posto di lavoro e non tanto
per l’Europa. Discorsetti banali e di routine, più attenti alle pose
fotografiche e ai titoli di giornale, che ai contenuti: “stiamo facendo la
Storia…dobbiamo tenere insieme sogni e concretezza”, senza mai ricordare che, secondo l’autentico manifesto
di riferimento, la rivoluzione europea dovrebbe essere socialista, cioè
proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici. Non l'Europa delle
banche e dell'alta finanza - quale oggi è - ma quella di Altiero Spinelli, l'Europa dei
popoli.
Ventotene, con la sua storia di confinati e il suo significato, è ben
lontana, sia in miglia che in senso metaforico: è solo una ridicola cornice
mediatica, scelta per dare un tono formale e importante a una inutile gitarella
istituzionale - fuori porta e in mezzo al mare - su una portaerei corazzata,
trasformata in nave da crociera, full optional e tutto compreso.
(Alfredo
Laurano)
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