Dicevamo degli sciacalli. Ne scriviamo e ne parliamo tutti,
in questi giorni.
Li odiamo tutti. Ma chi sono in realtà queste bestie umane?
Sono quegli sporchi figuri che, puntualmente, dopo ogni tragedia
e calamità, compaiono subito sulla relativa scena, in tanti e diversi.
Qualcuno, senza molti preamboli, dice che andrebbero fucilati subito, tra le
macerie, e poi abbandonati e confusi fra i detriti.
Ma gli sciacalli non
sono tutti uguali e della stessa qualità, anche se tutti assimilabili nella
razza più vile e bastarda.
Oltre a quelli che si infilano nelle case, distrutte e
abbandonate, per rubare quel poco che è rimasto intatto o quasi: catenine, denaro, orologi, telefoni, oggetti vari, ci sono fior di costruttori e
imprenditori, amici degli amici, che, senza mai comparire, pregustano appalti e
forniture e, ridacchiando, si stropicciano le mani: ricordiamo tutti le
telefonate e le risate della notte tragica aquilana, di sette anni fa.
Poi, non mancano i politici che colgono l’occasione per un
passaggio gratis a un TG o a una diretta, che rilasciano una commossa
dichiarazione o una promessa, o che partecipano a un talk di Bruno Vespa, altro
viscido sciacalletto della TV istituzionale.
Ma, gli sciacalli peggiori di tutti sono quelli che,
all’apparenza, sembrano i meno importanti e significativi e che sopravvivono
protetti nell’anonimato del Web e dei social: sono quelli che spostano l’onda
di emozione collettiva, dalla pietà
all’odio. Che usano i tanti morti di un tragico evento per corroborare i
propri disgustosi argomenti, per contrapporre i terremotati superstiti ad altri
terremotati dalla vita, in altri Paesi, in tutto il mondo.
Come se anteporre o distribuire priorità e privilegi nelle
tragedie facesse parte di una lotteria truccata, di una speciale classifica a
punti, basata, non su criteri di umanità e giustizia sociale, ma su pregiudizi
di razza, nazionalità e colore, che rendesse legittime le loro infami obiezioni.
Tutti costoro, riuniti in un unico partito dello schifo e
sostenuti da certi squallidi giornali, che si fanno interpreti dei loro
travisati umori, andrebbero trattati, non come delusi, arrabbiati o presunte
sentinelle della littoria patria ma,
semplicemente, come speculatori di anime,
odiatori professionisti, xenofobi e razzisti. Anzi, come sciacalli razzisti,
che si sono disfatti della pietà e di ogni barlume di umanità.
Poi, però, c’è l’altra faccia pulita e sana del Paese: “gli
italiani brava gente” che in pochi giorni hanno inviato oltre sei milioni di
euro, tonnellate di forniture alimentari, farmaci, coperte, abiti e peluche.
Che si sono messi in fila per donare il sangue e hanno inventato mille
iniziative per raccogliere fondi.
Ma, ancor prima, vengono quelli che chiamano
"angeli". Gli antagonisti degli sciacalli, l’antitesi reale della
malvagità e dell’indifferenza.
Sono tutti coloro che arrivano subito e operano, senza sosta
e limiti, dimenticando stanchezza e sudore, per portare aiuto e conforto alle
vittime del sisma o di qualsiasi altra calamità.
Vigili del Fuoco, Forze dell'ordine, Protezione civile, Croce
Rossa, militari, medici, infermieri e tanti volontari.
Sono più di 5400 i soccorritori, tra cui molti stranieri, che
hanno scavato sotto le macerie, che hanno salvato vite o che ci hanno provato
in ogni modo.
Che gioiscono o piangono, come tutti, a dimostrazione che gli
italiani sono anche e soprattutto questo: umani e solidali, pronti a sostenere,
a partecipare e ad aiutare nel momento del bisogno.
Al contrario di chi questi sentimenti li ha sepolti sotto le
macerie della propria cattiva coscienza.
29 agosto 2016 (Alfredo Laurano)
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