mercoledì 29 giugno 2016

RESTA CU ME

Crollo delle borse, panico nei mercati finanziari, sterlina a picco, dimissioni di Cameron, incertezza politica: la Brexit ha avuto subito effetti devastanti sull’Unione Europea e sulla Gran Bretagna.
Da comune e ignorante cittadino, penso che i britannici pagheranno sicuramente un certo prezzo per l’uscita dall’Europa. Molte tariffe aumenteranno per effetto della burocrazia e del rallentamento delle procedure dell’import-export, anche doganali, e ne risentiranno anche i tanti lavoratori stranieri, alle prese con permessi di residenza e di cittadinanza o giovani con visti di studio, di turismo e di lavoro, da trovare prima di partire per la City. Tutti i rapporti commerciali ed economici dovranno essere ridiscussi e varieranno molto nei prossimi mesi.

Ma, secondo molti esperti e convinti europeisti, la Brexit sarà una vera catastrofe economica e sociale, con gravi fattori di rischio per la stabilità, per il sistema bancario e per la tenuta dell'intera Eurozona: questa uscita, sancita dal 52% dei votanti, potrebbe rappresentare l'inizio della fine dell'integrazione europea e spingere altri Paesi a staccarsi dall'Unione stessa.
La nostra Costituzione, “la più bella del mondo", esclude tuttavia questa possibilità, attraverso l’art. 75:  “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali” 
Assieme all'Ue, ovviamente rischierebbe di disgregarsi presto anche  l'Unione Monetaria Europea.

I poteri finanziari e quasi tutto l'apparato dell'informazione “Remain” si stanno muovendo in questi giorni per delegittimare quella consultazione, adducendo la presunta difficoltà del tema: argomento troppo complesso per darlo in pasto al popolo ignorante “che va alle urne con la vanga e imbratta la scheda con le mani sporche di terra”.
Si stanno raccogliendo firme - soprattutto Scozia e Irlanda del Nord che non vogliono uscire - per un nuovo referendum.
E’ l’abuso populistico della democrazia.
Gli anziani sostenitori del “Leave” - sempre secondo la roccaforte europeista - dovrebbero sapere che solo i mercati finanziari , i banchieri, le grandi banche d'affari conoscono cos’è bene o cosa è male per il popolo, ma “voi, ignoranti contadini, come vi permettete di andare a votare, invece di lasciar decidere ai consigli di amministrazione e ai grandi finanzieri? Pensate ad arare i vostri campi”.

Proprio come una volta, quando votavano solo i maschi abbienti e poi i maschi che sapevano leggere e scrivere. Il suffragio universale da noi è arrivato settanta anni fa,  nel 1946: al referendum istituzionale, andarono alle urne per la prima volta anche le donne che, spaesate e un po’ confuse, votarono su indicazione di padri e mariti.
A loro e agli ignoranti contadini vennero mosse le stesse accuse di oggi, ignorando che spesso la saggezza contadina supera di gran lunga quella degli spocchiosi intellettuali che tronfi di superbia credono di possedere la verità rivelata.  
Questo voto “boomerang” va comunque accettato e rispettato, sempre che gli strumenti della democrazia diretta o partecipativa abbiano ancora un senso nell’affiancare (non sostituire) - dove e quando previsto - quella indiretta e rappresentativa dei suoi delegati, liberamente eletti, senza alcuna intermediazione e nell’esercizio diretto del potere sovrano del popolo.
(Alfredo Laurano)

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