L’immagine
della neo-sindaca di Roma Virginia Raggi, che dal balcone del Campidoglio
guarda il Foro e piange per l’emozione, contrasta molto o forse fa il pari con
l’assoluta indifferenza che, al giubileo degli uomini e delle donne delle
istituzioni pubbliche, celebrato all’Università Lateranense, le hanno riservato
alte cariche dello Stato e del governo.
Alla
sua prima uscita pubblica e ufficiale, con fascia d’ordinanza, la Virginia non ha
trovato un clima proprio sereno e cordiale, ma ha respirato subito una certa
aria (da guerra) fredda, nonostante l’afa e il caldo.
Evidente
il gelo della ministra Boschi che l’ha ignorata, come se non esistesse: di
spalle, solo qualche occhiata fugace durante i canti liturgici e nulla più. Solo
in uscita dalla cerimonia, pare le abbia dato la mano per formalità e per
omaggiare stampa e telecamere.
Anche
l’impettito Alfano, come fosse sempre in attesa di una qualche medaglia al
(de)merito, il vicesegretario del Pd Guerini e il capogruppo dem Ettore Rosato le
passano davanti senza degnarla di uno sguardo. Come fosse trasparente, eppure,
è difficile non notarla con la fascia tricolore sulle spalle.
Gasparri
conserva fieramente il suo normale sguardo da pesce lesso, legittimamente assente
per ferie burocratico-amministrative.
L’unica
a rivolgerle un saluto e a farle le congratulazioni è la botticelliana ministra
Marianna Madia, in un momento di improvviso disgelo istituzionale, per
l’occasione pubblica.
Più
formali e cordiali il presidente della Regione Lazio, Zingaretti, e la ministra
Lorenzin, che le stringono la mano e scambiano due chiacchiere, come si
conviene in segno di pace e di rispetto e come suggerisce la buona educazione.
24
giugno 2016 (Alfredo Laurano)
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