mercoledì 22 giugno 2016

LA PASIONARIA

Con parole molto semplici, chiare e comprensibili a tutti, anche a quelli che non amano molto i linguaggi della politica, a volte astrusi e impenetrabili per il grande e annoiato pubblico, Sabrina Ferilli, nei panni di appassionata opinion leader ha confessato pubblicamente a “Di Martedì”, i suoi peccati elettorali. Senza tante sfumature, locuzioni e giochetti verbali. 
Ha votato Virginia Raggi, dopo una vita appesa all’area storica d’origine PCI, come hanno fatto tanti altri che in quella stessa condizione si riconoscono e ha detto, in pratica, quello che molta gente di Sinistra pensa di patron Renzi e del PD.

E' stata una schietta voce del popolo, che i professionisti della politica, soprattutto di una certa parte, non dovrebbero ignorare, ma ascoltare e metabolizzare. E non perché costituisca un’imperdibile riflessione o un brillante brano di fine politologia.
La sua analisi del voto, del renzismo e di un partito snaturato, che ha perso o è stato spogliato della sua identità e di quella dimensione romantica e sentimentale che ne aveva fatto la forza e la storia, è stata molto lucida ed elementare. Concetti essenziali e genuini, in barba ai grandi esperti e illuminati commentatori che imperversano sui media, che fanno discorsi complicati, retorici e strategici per poi dire poco o niente, per non inimicarsi nessuno e senza mai prendere una posizione netta.

Renzi si è rivelato la bruttissima copia di Berlusconi, ha fatto quello che lo stesso non è riuscito fare, ha cancellato l’anima autentica al Partito Democratico
“Ci si domanda se il voto è stato di protesta o di cambiamento: che differenza c'è?"
Dopo aver ammesso di aver votato i Cinque Stelle a Roma - “che stanno in piazza tutti i giorni, sei giorni a settimana, sono dei rivoluzionari" - la Sabrina ha mandato a dire a Renzi che "chi protesta è chiaro che vuole cambiare. E sarà anche un voto di protesta, se no continuavano a votare te". Lapalissiano.

Ha criticato il concetto di rottamazione messa in atto dal premier, anche per avere abolito cose ed elementi del patrimonio del partito, come i comizi, la passione sui palchi e gli incontri con le persone, concentrando tutto sulla Leopolda, su Twitter e sulle forme di comunicazione più chic e giovanili".
Sulle riforme poi, ha concluso la Ferilli, "Renzi dice che chi si oppone al referendum vota contro di lui. Ma è proprio lui che si mette costantemente al centro delle cose, in segno di sfida, e che personalizza tutto”. Dall’alto della sua megalomania, mi permetto di aggiungere.

E gli italiani sono preoccupati dalla Brexit, le domanda Floris. “Chi vive nel degrado delle periferie o è sotto la soglia della povertà e non ha nemmeno l’acqua potabile, pensa che gli possa interessare?
Un attacco violento e deciso, da tenace pasionaria, di cui si parlerà a lungo. E non mancheranno certo le polemiche.

22 giugno 2016 (Alfredo Laurano)

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