Con
parole molto semplici, chiare e comprensibili a tutti, anche a quelli che non amano
molto i linguaggi della politica, a volte astrusi e impenetrabili per il grande
e annoiato pubblico, Sabrina Ferilli, nei panni di appassionata opinion leader
ha confessato pubblicamente a “Di Martedì”, i suoi peccati elettorali. Senza tante
sfumature, locuzioni e giochetti verbali.
Ha
votato Virginia Raggi, dopo una vita appesa all’area storica d’origine PCI,
come hanno fatto tanti altri che in quella stessa condizione si riconoscono e ha
detto, in pratica, quello che molta gente di Sinistra pensa di patron Renzi e
del PD.
E'
stata una schietta voce del popolo, che i professionisti della politica,
soprattutto di una certa parte, non dovrebbero ignorare, ma ascoltare e
metabolizzare. E non perché costituisca un’imperdibile riflessione o un brillante
brano di fine politologia.
La
sua analisi del voto, del renzismo e di un partito snaturato, che ha perso o è
stato spogliato della sua identità e di quella dimensione romantica e
sentimentale che ne aveva fatto la forza e la storia, è stata molto lucida ed
elementare. Concetti essenziali e genuini, in barba ai grandi esperti e illuminati
commentatori che imperversano sui media, che fanno discorsi complicati, retorici
e strategici per poi dire poco o niente, per non inimicarsi nessuno e senza mai
prendere una posizione netta.
Renzi
si è rivelato la bruttissima copia di Berlusconi, ha fatto quello che lo stesso
non è riuscito fare, ha cancellato l’anima autentica al Partito Democratico
“Ci si domanda se il voto è
stato di protesta o di cambiamento: che differenza c'è?"
Dopo
aver ammesso di aver votato i Cinque Stelle a Roma - “che stanno in piazza tutti i giorni, sei giorni a settimana, sono dei
rivoluzionari" - la Sabrina ha mandato a dire a Renzi che "chi protesta è chiaro che vuole
cambiare. E sarà anche un voto di protesta, se no continuavano a votare
te". Lapalissiano.
Ha
criticato il concetto di rottamazione messa in atto dal premier, anche per
avere abolito cose ed elementi del patrimonio del partito, come i comizi, la
passione sui palchi e gli incontri con le persone, concentrando tutto sulla
Leopolda, su Twitter e sulle forme di comunicazione più chic e giovanili".
Sulle
riforme poi, ha concluso la Ferilli, "Renzi
dice che chi si oppone al referendum vota contro di lui. Ma è proprio lui che
si mette costantemente al centro delle cose, in segno di sfida, e che personalizza
tutto”. Dall’alto della sua megalomania, mi permetto di aggiungere.
E
gli italiani sono preoccupati dalla Brexit, le domanda Floris. “Chi vive nel degrado delle periferie o è
sotto la soglia della povertà e non ha nemmeno l’acqua potabile, pensa che gli
possa interessare?
Un attacco violento e deciso, da
tenace pasionaria, di cui si parlerà a lungo. E non mancheranno certo le
polemiche.
22 giugno 2016 (Alfredo
Laurano)
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