Più
o meno, tutto prevedibile.
“Quello
che conta veramente - non aveva fatto altro che ribadirlo in questi giorni il
ducetto del Consiglio - è il referendum costituzionale di ottobre", non
queste miserelle amministrative. Con espressione poco fine, si dice e si
traduce con "pararsi il culo" in previsione che...
E
infatti, è stata “sballottato”, come titola Il Manifesto di oggi.
A
prescindere da come finiranno i ballottaggi del 19 giugno, chi davvero esce
sconfitto da questa tornata comunale è proprio lui, Matteo Renzi, e quel è
diventato il “suo” PD, che ha ridotto a discarica di gente senza identità e
senza pudore politico, rifugio di indagati ed avvisati, nonché a ricettacolo di
inciuci ed alleanze di facili costumi.
Hanno
prevalso, per ora, i più convinti antirenziani, a partire dal pieno di voti a
Napoli di Luigi De Magistris - che aveva definito la sua città “comune
derenzizzato” e aggiungendo colorite espressioni, tipo “vattene a casa! devi
avere paura! - fino al botto di Virginia Raggi a Roma (dove supera il 35%), che
ha staccato Giachetti e la Meloni. Marchini - come sarebbe stato anche con il depennato
Bertolaso - ha rappresentato l’inevitabile suicidio politico di un patetico
Berlusconi e la frantumazione di quella deleteria e scombinata idea che, per
vent’anni, è stata la sua Destra, oggi alla deriva.
Sempre
a Napoli, la piddina Valeria Valente, non arriva neanche al ballottaggio,
nonostante l’appoggio anche di Verdini.
A
Roma, invece, Roberto Giachetti ci andrà dopo un sofferto confronto con la
ruspante Giorgia.
A
Milano, Giuseppe Sala – fortissimamente voluto dal premier – ha praticamente pareggiato
con Parisi e la partita resta aperta. Se perderà anche lì, oltre Napoli e,
soprattutto, Roma, sarà una batosta con tutti i contraccolpi, anche
internazionali, sulla sua traballante immagine.
Anche a Bologna e a Torino non si
ride molto dalle parti del PD.
Ballottaggi
aperti, soprattutto per Fassino che porta a casa meno voti del previsto e che
sperava in una vittoria al primo turno. Invece se la dovrà vedere con la
grillina Chiara Appendino e il risultato è tutt’altro che scontato.
Un
voto sicuramente contro Renzi, dunque e, all’orizzonte una possibile disfatta.
Forse,
o anche perché, stavolta, non c’era la mancia elettorale degli ottanta euro,
come alle Europee di due anni fa: anzi è in corso la restituzione obbligatoria
da parte di molti incazzatissimi ex beneficiari.
E pure questo conta e ha un suo
perché.
6 giugno 2016 (Alfredo Laurano)
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