lunedì 6 giugno 2016

SBALLOTTATO

Più o meno, tutto prevedibile.
“Quello che conta veramente - non aveva fatto altro che ribadirlo in questi giorni il ducetto del Consiglio - è il referendum costituzionale di ottobre", non queste miserelle amministrative. Con espressione poco fine, si dice e si traduce con "pararsi il culo" in previsione che...
E infatti, è stata “sballottato”, come titola Il Manifesto di oggi.
A prescindere da come finiranno i ballottaggi del 19 giugno, chi davvero esce sconfitto da questa tornata comunale è proprio lui, Matteo Renzi, e quel è diventato il “suo” PD, che ha ridotto a discarica di gente senza identità e senza pudore politico, rifugio di indagati ed avvisati, nonché a ricettacolo di inciuci ed alleanze di facili costumi.

Hanno prevalso, per ora, i più convinti antirenziani, a partire dal pieno di voti a Napoli di Luigi De Magistris - che aveva definito la sua città “comune derenzizzato” e aggiungendo colorite espressioni, tipo “vattene a casa! devi avere paura! - fino al botto di Virginia Raggi a Roma (dove supera il 35%), che ha staccato Giachetti e la Meloni. Marchini - come sarebbe stato anche con il depennato Bertolaso - ha rappresentato l’inevitabile suicidio politico di un patetico Berlusconi e la frantumazione di quella deleteria e scombinata idea che, per vent’anni, è stata la sua Destra, oggi alla deriva.
Sempre a Napoli, la piddina Valeria Valente, non arriva neanche al ballottaggio, nonostante l’appoggio anche di Verdini.
A Roma, invece, Roberto Giachetti ci andrà dopo un sofferto confronto con la ruspante Giorgia.
A Milano, Giuseppe Sala – fortissimamente voluto dal premier – ha praticamente pareggiato con Parisi e la partita resta aperta. Se perderà anche lì, oltre Napoli e, soprattutto, Roma, sarà una batosta con tutti i contraccolpi, anche internazionali, sulla sua traballante immagine.
Anche a Bologna e a Torino non si ride molto dalle parti del PD.
Ballottaggi aperti, soprattutto per Fassino che porta a casa meno voti del previsto e che sperava in una vittoria al primo turno. Invece se la dovrà vedere con la grillina Chiara Appendino e il risultato è tutt’altro che scontato.

Un voto sicuramente contro Renzi, dunque e, all’orizzonte una possibile disfatta.
Forse, o anche perché, stavolta, non c’era la mancia elettorale degli ottanta euro, come alle Europee di due anni fa: anzi è in corso la restituzione obbligatoria da parte di molti incazzatissimi ex beneficiari.
E pure questo conta e ha un suo perché.
6 giugno 2016 (Alfredo Laurano)

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