Non appoggeremo e non sosterremo nessuno, non faremo apparentamenti, non faremo dichiarazioni per nessuno in vista dei ballottaggi: ogni cittadino sceglierà e voterà liberamente e senza indicazioni di partiti e movimenti.
Questo abbiamo sentito ripetere fino alla noia in questi giorni, insieme ai tanti appelli, promesse, appoggi, aperture, corteggiamenti, endorsement, più o meno, confessati, palesi o indiretti.
E quelli che, come si diceva una volta, si riconoscono nei valori della Sinistra, quando i confini degli schieramenti erano piuttosto definiti e, anche, riconoscibili?
Sono sicuramente sballottati e manco poco.
E già, oggi, secondo le nuove visioni della cosa pubblica di molti commentatori e politicanti buoni per tutte le stagioni, dobbiamo "farci persuasi" - direbbe Montalbano di Camilleri - che sono caduti i paletti ideologici, le appartenenze per scelta e formazione, i riferimenti storici e certi valori obsoleti nei quali quasi più nessuno crede. Aggiornamenti assolutamente necessari per capire posizioni e strategie delle forze in campo.
Per lo scontro finale di domenica, i candidati stanno sparando le ultime cartucce, facendo peraltro precipitare, in qualche caso, il livello dello scontro. E tra la “casa abusiva” di Giachetti, la Raggi teleguidata e la Appendino “bocconiana” come Sara Tommasi, la disfida di Milano tra gli intercambiabili Sala e Parisi si distingue per eleganza e misura. Roba rara da guanti e fioretto, dietro il convento delle carmelitane scalze.
Bullizzata e presa in giro da uno spaventato Renzi per le magre percentuali raccolte al primo turno, la Sinistra si strugge, si arrovella e si dilania: cosa fare? Astensione, scheda bianca, scheda nulla, il meno peggio?
A Napoli, il problema non si pone, c’è “masaniello” De Magistris che si può votare senza troppi pentimenti, a Cagliari, isola unica e felice, già tutto fatto al primo turno. E in tutte le altri parti dell’Italia in bilico, incerta e frastornata?
“Per sperare di ricostruire un Centro Sinistra, sostiene Asor Rosa, occorre che il Pd - attualmente di Renzi, ma domani chissà - non si disgreghi letteralmente sotto il peso di una clamorosa sconfitta, prima di essere messo in grado di riprendere la strada violentemente interrotta”.
Le aree di Civati e di Fassina oscillano tra l’astensione e la scelta personale che apre anche al Movimento, senza dirlo apertamente.
Personalmente, anch'io come tanti o come tutti, vivo il dilemma e, soprattutto, il tormento della scelta.
Forse, sulla mia scheda scriverò "Salto un giro, ci vediamo alla prossima", come succede a Monopoli. Dopotutto, tra i giochi, non c'è molta differenza (case, alberghi, strade, parchi e prigioni).
Poi, però, mi assale il dubbio: fino ad oggi, per coerenza e convinzione, non ho mai “saltato un giro”, non ho mai rinunciato a un diritto così importante, a un valore più o meno ideologico e rappresentativo che ci garantisce la possibilità di scegliere con coscienza. Per una cinquantina d'anni ho sempre votato e scelto con coerenza - a volte, il meno peggio - ma sempre da una sola parte.
E allora penso che stavolta, sempre per coerenza, deciderò non di preferire, ma di votare per punire chi - suo malgrado - esprime la politica dell'arroganza, chi rappresenta la dissoluzione della Sinistra, chi l'ha rinnegata e chi ha cacciato un sindaco marziano, democraticamente eletto con 670.000 voti (64%) di preferenze, convocando e ricattando i consiglieri comunali nello squallido studio di un notaio. Come avrebbero fatto mafiosi e camorristi, in cerca di formale, apparente legalità.
In fondo, pure D’Alema, altro disgregatore forse pentito, voterebbe la Raggi e anche Lucifero pur di cacciare Renzi.
La tentazione di tapparsi il naso, di montanelliana memoria, si fa sempre più largo nell’Italia dai cattivi odori.
(Alfredo Laurano)
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