E li chiamano tifosi! In teoria e sulla carta
e, soprattutto, nelle cronache dove, con molta fantasia, tutto si deve definire.
Cominciano a bere birra, venduta
generosamente e senza limiti, e a fumare erba alle nove di mattina; poi, quando
sono gonfi d’alcol e di sufficiente malvagità, ben carichi di ingiustificata follia
collettiva, cominciano a colpire, a picchiare, a sfasciare tutto, a lanciare sassi,
sedie, bottiglie e tavolini, a spaccare teste a chiunque venga a tiro.
Le strade, in un momento, si lastricano di sangue,
di vetri e di rifiuti. La città devastata.
Il caldo afoso infiamma gli animi, alimenta e
favorisce gli scontri e la voglia di colpire, di menar le mani e i piedi.
Hooligans contro russi, francesi contro inglesi e russi, ma anche polacchi e irlandesi, per gradire, in “tutti contro tutti” e contro la polizia che usa manganelli, lacrimogeni e spray urticanti.
Hooligans contro russi, francesi contro inglesi e russi, ma anche polacchi e irlandesi, per gradire, in “tutti contro tutti” e contro la polizia che usa manganelli, lacrimogeni e spray urticanti.
Si consuma l’ennesima battaglia a Marsiglia,
a Nizza o dovunque sia. Non importa dove, basta ci sia un pretesto o un’occasione:
lo sport, il calcio, gli Europei c’entrano poco, anzi per niente.
Ci si picchia per piacere, per vendetta, per
rabbia repressa, per disadattamento sociale e deficit educativi, per inconsistenza
culturale.
Ci si esalta nel gioco osceno della guerra, in
terribili corpo a corpo, uomo contro uomo, gruppi contro gruppi o,
vigliaccamente, tanti contro uno, per vincere l’ambita coppa dell’imbecillità.
Bestie umane contro bestie umane, senza
nazione, né identità sportiva, né cittadinanza: delinquenti apolidi, rifiuti
dell’umanità.
La storia si ripete sempre, da sempre.
E, forse,
da sempre, c’è troppa tolleranza e troppa impunità. Se questi vandali amano
così tanto la violenza e sono invasi da tanto fervore distruttivo, perché non
li impacchettiamo, li riforniamo di ingenti casse di birra - vuoti a perdere,
in ogni senso - e li mandiamo in Libia o in Iraq a fronteggiare l’Isis?
12
giugno 2016 (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento