Virginia Raggi (Roma) e Chiara Appendino (Torino) |
Quando i cittadini rottamano il rottamatore.
Rabbia e disgusto hanno premiato, a Roma e Torino,
l’estraneità di due giovani donne, dalla faccia pulita, all’intrigo e alle
clientele e, soprattutto, agli interessi e alle direttive di un potere
consolidato e arrogante.
Come quando in un ammutinamento - racconta la
metafora di Gramellini - l’equipaggio non affida il comando al secondo
ufficiale, considerato troppo colluso col comandante, ma al mozzo che non ha
mai tenuto in mano il timone e che proprio l’avere sempre vissuto sottocoperta
mette al riparo dal rischio di essersi macchiato di particolari nefandezze.
Con buona pace di Fassino, fra i meno peggio, la
cui nave a Torino, pur navigando meglio che altrove, rappresentava ormai da
tempo, non tanto quel potere, quanto la spocchia e la superbia della
Capitaneria nel mare del renzismo.
A Roma, invece, la questione di Mafia capitale e la
gestione del caso Marino, il marziano - già simbolo di una diversità politica,
cacciato in malo modo - sono state decisamente punite. La voglia di pulizia e
di onestà ha prevalso sulla prepotenza e sconfitto la boria e l’insolenza
dell’epuratore.
Mr.
Kunt starà, sicuramente, gongolando dalla sua astronave, in volo fra le stelle
(cinque, per l’esattezza).
20
giugno 2016 (Alfredo Laurano)
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