Secondo quelli del PD, il problema non sono
gli impresentabili (cioè indecenti, improponibili) del partito o delle varie
liste che lo appoggiano, ma è Rosi Bindi - presidente dell’Antimafia che ha
stilato quella lista dei sedici di varia estrazione - che avrebbe trovato il
modo di consumare la sua vendetta personale contro Renzi.
Ma l'aspetto buffo e paradossale di questa
vicenda all'italiana è che, nel Paese più corrotto d’Europa, si candida un
personaggio come De Luca – molto amato nella sua Salerno – che, secondo la
legge Severino, se eletto dovrebbe subito decadere.
Però è eleggibile... ma la logica di tutto
questo dove sta?
Sembra un passaggio comico di Totò alle
elezioni.
Secondo l'Antimafia, il sindaco sarebbe
incandidabile non per la condanna in primo grado per abuso d'ufficio, su cui
interverrà la Severino, salvo sorprese, ma perché "pende un giudizio a suo
carico per il reato di concussione continuata”.
Risultato? Nel Pd si reagisce secondo il puro
stile berlusconiano.
Si parla di “barbarie politica” (Zanda), di
“processi di piazza” (Orfini), di “attentato alla Costituzione” (Carbone). Molti
silenzi imbarazzati e sospensioni di giudizio.
Ma per fortuna c’è ancora qualche politico
serio e onesto, come la Bindi - ritenuta dal rottamatore folle un pezzo di
archeologia politica - sotto attacco e invisa per non essersi schierata col
ducetto fiorentino. Per il quale “usa la Commissione per regolare i conti.”
Ma non bastava semplicemente non candidare De
Luca? Troppo poco logico e ingannevole.
Impresentabili, improponibili,
incandidabili? Basta che portino voti.
E li
portano, forse, proprio perché sono impresentabili.
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