Ho più volte sottolineato come molti giovani,
oggi, se ne fottono, si disinteressano di tutto, non sanno quasi nulla di temi e
fatti storici, politici e sociali, importanti e fondamentali nella coscienza di
ciascuno. Almeno al minimo sindacale o secondo l’obbligo scolastico.
Giocano da mattino a notte con la loro
protesi a forma di smartphone e fanno del qualunquismo e del menefreghismo un religioso
marchio di fabbrica, la loro vacua ideologia.
Altro che l’ “odio gli indifferenti”
gramsciano: è il rito frivolo e collettivo della contemporaneità.
Ci sono quelli, per esempio, che negli
scioperi contro la riforma della scuola di questi giorni hanno motivato la loro
partecipazione perché “è sempre un giorno
di scuola in meno” o che Renzi è il ministro dell’istruzione. Anime candide
in cerca di identità o di gloria.
Come Mattia. Il giovane pirla milanese con la
felpa che, intervistato sui disordini del primo maggio a Milano, aveva
giustificato le violenze e le devastazioni, farfugliando due concetti e quattro
parole elementari, salvo poi ritrattare tutto e chiedere scusa, dopo i tanti
calci in culo che il padre – pur con colpevole ritardo – gli aveva certamente
rifilato.
E ci ha fatto la figura del coglione, mezza
Italia lo deride, i social vanno a nozze ed hanno pane e companatico per
scrivere o fotomontare ogni genere di cazzata.
Internet e la televisione, soprattutto, sono
un tritacarne che enfatizza, umilia, stritola e non perdona e moltiplica
all’ennesima potenza qualsiasi fatto, immagine o soggetto che cattura per caso,
per notizia o per bisogno.
Soprattutto se fragile, incompetente e
sprovveduto, come questa caricatura di ribelle antagonista da via Pal, che non
sa perché e per come si trovi lì, parli, agisca, dica o elabori un abbozzo di minimo
pensiero, suo malgrado.
Secondo le leggi della comunicazione
mediatica, all’istante, è diventato un divo, un personaggio, una macchietta, un
monumento equestre alla stupidità post-adolescenziale. Tutti lo canzonano,
mentre i talk e i TG ripetono, rimandano e fanno riascoltare all'infinito
quelle sue ingenue dichiarazioni e tutto si trasforma in squallida manfrina, in
rabbia e in leziosa barzelletta.
E grazie a questi facili bersagli, la
pubblica opinione si compatta, condanna ed esorcizza l’ansia, il dubbio, lo
sgomento, la paura e la violenza, anche quella del potere, delle istituzioni,
del mercato e delle multinazionali, che ci dominano e ci colpiscono senza che
ce ne rendiamo conto.
È vero, questo coglioncello di vent’anni, col
cappuccio felpato sulla testa per il clima rigido lombardo, ha sparato due
stronzate a vanvera a una telecamera e si è fatto masticare dagli eventi, ma la
realtà che svela è ben più complessa e molto compromessa.
La scuola (quante inutili riforme, anche
quella in atto), l’istruzione, la formazione sono allo sbando in questo Paese
ed è in atto da tempo una progressiva e sistematica involuzione culturale, condita
di agnosticismo e congenito pilatismo, a vantaggio della tecnologia, qualunquista
e asettica, che non disturba più di tanto il manovratore di turno: la
sostenibile leggerezza dell’essere e dell’avere, ma non del sapere.
E poi, Mattia, quegli imbecilli di milanesi, proprio lì dovevano parcheggiare?
8
maggio 2015 (Alfredo Laurano)
Questo è il fotomontaggio più idiota e demenziale |
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