Alla Biennale di Venezia 2015, una chiesa in
disuso, Santa Maria della Misericordia, si
trasforma in moschea: sono ricostruiti tutti i dettagli per trasformare la
chiesa in una “perfetta” moschea.
Ci sono i lampadari appesi, il tappeto per
terra orientato verso la Mecca, lo spazio per la preghiera, le entrate diverse
per donne e uomini, i muri barocchi adornati con scritte in arabo. Quando si
entra si devono lasciare le scarpe negli armadietti, indossare il velo. L’ex contenitore
dell’acqua santa all’ingresso giace, dimenticato, accanto al distributore di
foulard per i turisti.
Al suo
interno si prega Allah, ma è pur sempre una installazione artistica - così è
stata autorizzata – un padiglione espositivo, un’opera d’arte, non un luogo di
culto.
Ma un docente di Scienze religiose e storia dell’arte antica e
medievale sabato è stato al centro di una vivace polemica: si è rifiutato di
togliersi le scarpe per visitare questo padiglione islandese “The Mosque",
allestito dall'artista Buchel.
E, visto che per questo motivo non lo facevano entrare nello
stand-moschea, ha chiamato la polizia, sostenendo, a ragione, che le modalità
di ingresso, compreso l’abbigliamento, non possono essere difformi da quelle
previste per qualsiasi altro luogo espositivo della Biennale.
Insomma, non si può utilizzare un padiglione
espositivo quale luogo di culto: mancano le autorizzazioni, sia religiose che
amministrative.
“Mi veniva impedito di entrare, senza
togliere le scarpe, imponendo il rispetto, ma rispetto per cosa: per il
tappeto? O per il luogo islamico? All’interno infatti vi erano persone
musulmane che pregavano.
Togliere le scarpe è un atto di culto:
gravissimo imporlo a chi religioso non è. Se uno visita un padiglione d’arte
intende conoscere le forme artistiche e non subire una regola religiosa,
volutamente provocatoria.”
In effetti quella chiesa è stata trasformata
a tutti gli effetti in moschea senza alcuna autorizzazione e sembra che la
comunità islamica vi abbia già programmato il ramadan.
Né si
conosce quale autorità abbiano gli islandesi per vietare l’ingresso a cittadini
italiani e stranieri in uno spazio pubblico che di fatto è una moschea. Ma il
luogo di culto è autorizzato dalla prefettura? Il Questore ne è al corrente?
È molto difficile promuovere un dialogo
interreligioso su queste basi. Ma un certo Islam, è noto, non chiede, impone.
Gli pseudo artisti islandesi, in questo caso, anche.
Cosa direbbe l'opinione pubblica se un gruppo
di cattolici organizzasse una mostra di dipinti, croci, immagini di Cristi,
santi e madonne ed imponesse ai visitatori di farsi il segno della croce e
genuflettersi?
11 maggio 2015 (Alfredo Laurano)
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