Anche se omicidi, violenze, stupri e aggressioni
sono ormai all’ordine del giorno e si ripetono con la frequenza del respiro, non
si può non restare coinvolti da certi fatti di cronaca che, più di altri,
colpiscono per la loro assurdità e per la loro incongruenza. Diventano di
cronaca, si, perché di pubblica discussione - ognuno giudica, condanna e afferma
la propria verità - ma sono in realtà tragiche vicende umane che chiamano in
causa sentimenti, dolore, disperazione, responsabilità.
La rete informativa, la comunicazione globale
non stop ce li sbatte pesantemente sotto gli occhi, in continuazione e non possiamo,
pertanto, restarne emotivamente immuni, né come persone, né come cittadini, né,
soprattutto, come genitori.
Alla base, oltre al bombardamento mediatico,
c’è sempre, forse, la voglia di sapere, di capire, di spiegare, di soddisfare
quella innata curiosità umana che legittima e giustifica la funzione
intellettuale e che costituisce la premessa di ogni conoscenza e, quindi, della
scienza.
Per
queste ragioni non possiamo sopportare l’omertà, i silenzi, le verità nascoste,
né le forme di volgarissimo bullismo, ben lontane da quella che una volta era
sana goliardia.
L’assurda morte del diciannovenne padovano,
precipitato dal quinto piano di un grande hotel di Milano, dopo aver visitato l’Expo,
è qualcosa di insensato e di incredibile.
Lo è per chiunque sia dotato di un minimo di
sensibilità, di buon senso e di razionalità, ma lo è in particolare per quei
poveri dignitosissimi genitori che, pur nella stoica accettazione dell’accaduto,
non possono darsi pace, non possono chiarire cause e circostanze o trovare uno
straccio di ragione. Hanno il sacrosanto diritto di sapere.
Nascondere la verità è tra le peggiori
vergogne che un essere umano possa praticare, soprattutto quando non ci sono
appigli o motivazioni che possano alterarla, condizionarla o mistificarla.
“Domenico
- dice la madre e chi lo conosceva bene - era
un ragazzo accorto, maturo, e responsabile. Non era il tipo che si faceva coinvolgere
in bravate, con equilibrismi su cornicioni o davanzali, men che meno al quinto
piano. Sarebbe un comportamento anomalo, non è assolutamente in linea con il
suo modo di essere. Se è stato uno scherzo, è crudele e disumano. L'unica
ipotesi è che sia stato spinto giù.”
Uno scherzo idiota finito in tragedia,
quindi, come molti pensano e forse anche gli inquirenti: gli hanno dato
qualcosa per farlo sentire male, poi, in preda agli spasmi, lo hanno preso per
le braccia e per le gambe e trascinato, senza slip, a quella finestra per farlo
defecare nel vuoto, fuori dal davanzale. Ma non hanno saputo sorreggerlo e il
ragazzo, nell’agitazione e nella vergogna, è caduto giù, nel vuoto per l’ultimo
suo viaggio.
In certe occasioni di spregiudicatezza
giovanile - come può essere una gita scolastica - si liberano facilmente sfrenate
fantasie ludiche, a danno della ragionevolezza e della lucidità. In assenza di regole
e controlli, si afferma spesso un capo branco, il più spavaldo e paraculo, che
si erige a leader e che guida allo scherzo, alla sfida e alla burla un nugolo
di altri bulletti, pronti a infierire con ferocia e disinvoltura, il cui trastullo
confina col sadismo.
Se è andata così, i responsabili devono
essere individuati e adeguatamente puniti.
Solo così questa folle, paradossale morte può
avere un significato: quello del coraggio della verità.
Per
rispetto, almeno, di due genitori che non sono più tali.
28
maggio 2015 (Alfredo Laurano)
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