Il clamore sollevato dal caso non si placa e l’indignazione popolare si è espressa in mille modi: commenti, condanne, dichiarazioni istituzionali, manifestazioni di solidarietà alle vittime, minacce e voglia di vendetta.
Ma tutto questo non
si è verificato per i fatti di Savona, dove un carabiniere
ubriaco e drogato, ha investito e ucciso, con la sua moto, risultata senza
assicurazione, un pensionato. Dalle analisi del sangue, l'agente è risultato
con un tasso alcolemico superiore a tre e positivo alla cocaina.
Né a Pozzallo, nel ragusano, dove un ubriaco
alla guida ha travolto due ragazze di 27 anni: una delle due giovani è
ricoverata in prognosi riservata in ospedale, l'altra ha una prognosi di 30
giorni. L'uomo, italiano di 37 anni di Ispica, dopo l'impatto si è dato alla
fuga ed è stato rintracciato dai carabinieri e arrestato per guida in stati di
ebbrezza, omissione di soccorso e lesioni gravissime.
E neanche
ad Aprilia dove Amandeep e Sandeep, fratello e sorella indiani
di 19 e 20 anni, sono stati travolti e uccisi sulla Nettunense, mentre il 9
maggio scorso aspettavano l’autobus Cotral per andare a scuola. Su di loro è
piombata la Uno Turb guidata da Joseph Avarello, 39 anni, italiano, apriliano.
Ferito gravemente, ma vivo, il terzo fratello sedicenne, che si è miracolosamente salvato, nonostante
l’incidente sia stato devastante.
Il nome di costui che ha ucciso i due
ragazzi non è stato mai reso noto, fino ad oggi, né lui ha mai chiesto scusa
alla famiglia indiana.
Non
ci sono state interrogazioni parlamentari, né note di solidarietà, solo il
grande affetto spontaneo della comunità di giovani di Aprilia, in cui
specialmente Sandeep si era integrato benissimo.
La notizia della tragica morte dei due
ragazzini travolti, né le precedenti e né le tante altre simili di cui, per
sbaglio, si è avuto sentore a livello locale, ha “meritato” un solo minuto in
un solo Tg, nessuna riga sui giornali nazionali, nemmeno il nome delle vittime.
Perché queste non sono vere notizie, sono
routine, non fanno scalpore, non suscitano sdegno: la comunicazione e
l’informazione, oggi, hanno bisogno di sensazionalismo, di effetti speciali, di
parlare alle pance delle persone.
Hanno
bisogno di stereotipi di forte e
costante attualità, di schemi mentali precostituiti e cristallizzati, da proporre,
da far disprezzare e da far condannare con durezza, per scatenare il morboso interesse
popolare, orientare la pubblica opinione, speculare sui peggiori sentimenti
umani.
E, in questo momento, se gli autori dei misfatti non sono Rom, non sono migranti o clandestini non interessano a nessuno.
E, in questo momento, se gli autori dei misfatti non sono Rom, non sono migranti o clandestini non interessano a nessuno.
1
giugno 2016 (Alfredo Laurano)
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