Il nonnismo, per chi non lo
sapesse, è una odiosa e spregevole forma di bullismo, applicata alla vita
militare, almeno, a quella di una volta, quando la ferma era obbligatoria.
I soldati prossimi al congedo
pretendono di esercitare un'autorità talvolta tirannica, umiliante e vessatoria
nei confronti delle reclute, in forza di un presunto potere derivante
dall'anzianità.
Nella fenomenologia del
nonnismo, si parte da semplici espressioni di superiorità (insulti pesanti, scherzi
infantili e insensati), fino ad atti di maggiore gravità: furti, lesioni, accanimento
psicofisico sulla vittima, atti denigratori, discriminatori, anche di tipo
razzista. Spesso si manifesta in vere e proprie persecuzioni, con vessazioni e umiliazioni
di ogni sorta, fino a sfociare, in casi non rarissimi, persino nel suicidio o nell'omicidio.
All'interno delle forze armate
il nonnismo viene generalmente vietato e scoraggiato, ma, talvolta, non pochi
ufficiali tendono a minimizzarlo, spesso per ragioni di opportunità. Spesso si
traduce in uno strumento di pressione e di ricatto per sottomettere un
soggetto, o per fargli compiere azioni contro la propria volontà. A volte,
diventa un mezzo per la regolazione delle gerarchie all'interno della truppa,
soprattutto nei confronti dei soldati più giovani e inesperti, per mantenere
certi equilibri all'interno dei reparti.
Per questo motivo, molti tendono
a ignorarlo o a tollerarlo, almeno fino a quando gli atti non superano livelli
di gravità tali da dare luogo a scandalo pubblico, in genere in seguito a gravi
infortuni o alla morte di un militare.
Come accaduto nel caso Scieri.
Il 16 agosto 1999, il parà
siciliano Emanuele Scieri, 26enne allievo paracadutista di Siracusa, venne
trovato morto (presumibilmente tre giorni prima) nella caserma della Folgore Gamerra
di Pisa, dopo aver subito, stando alle accuse, violenti atti di nonnismo.
“Suicidio”, fu la prima
spiegazione, quella che non ha mai convinto la famiglia del militare che ha
sempre parlato di un caso di nonnismo finito male.
A escludere il suicidio, oltre
alla famiglia, le conclusioni della commissione d’inchiesta, secondo cui non si
tolse la vita ma fu aggredito. Diciamo, pure, “Folgorato”
A distanza di 19 anni, dopo
tanti silenzi, contraddizioni e depistaggi, dopo aver raccolto significative
segnalazioni nelle audizioni di decine di testimoni, dopo le varie inchieste
delle Iene, della Sciarelli e di altri speciali di TV e stampa, sono finiti nel
registro degli indagati della Procura di Pisa tre suoi ex commilitoni.
Per tutti l’accusa è di
omicidio volontario. Emanuele fu indotto a precipitare dall’esterno di una
lunga scala metallica a chiocciola, a ridosso di un edificio. Non fu soccorso,
ma lasciato agonizzante a terra, quando poteva essere salvato.
Tutti i sentiti avevano
descritto quegli ex parà come un nucleo di persone piuttosto temuto alla
Gamerra dove, purtroppo, in quegli anni, angherie, vessazioni e comportamenti
violenti ai danni delle reclute erano tanto frequenti quanto sottovalutati
dalle autorità militari dell’epoca.
Adesso, la clamorosa svolta.
Il passato è tornato a bussare alla porta dei presunti responsabili. C’è un
arresto e ci sono altri due indagati, nell’ambito delle indagini che ora
parlano chiaramente di omicidio volontario.
Finalmente, forse, giustizia
sarà fatta, anche se la morte di Scieri, appena laureato e strappato alla sua
famiglia, non ha molto a che fare con il nonnismo, né con il senso di
appartenenza a un corpo di esaltati, né con scherzi idioti e goliardia da
minorati da caserma.
Qui si tratta di criminali
lasciati liberi di agire, torturare e uccidere, indisturbati, coperti o, addirittura,
incoraggiati dai superiori, per salvare la faccia e non gettare discredito
sull'arma.
(Alfredo
Laurano)
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