Grazie all’impeccabile organizzazione di
Chiara e Sara - due bravissime e competenti ragazze delle cooperativa sociale
Lymph@, fondata nel 2008 insieme a Flavia e Massimo, per promuovere lo sviluppo
sociale, economico e culturale del territorio di Canale Monterano e del
circondario - ho avuto modo di vivere ieri una magnifica, indimenticabile
esperienza: Monterano dal tramonto alle stelle.
Prima,
la visita guidata della riserva alle
ultime luci del giorno, alle 19,30 la cena sotto i ruderi maestosi del ex
Castello Orsini, poi Palazzo Altieri, nella "Piazza Longa" e per
finire, un meraviglioso concerto di fisarmonica e strumenti a fiato (anche il
duduck armeno) di Mauro Menegazzi e
Renato Vecchio (due eccezionali musicisti), davanti ai resti della chiesa di S.
Bonaventura, alla sola luce di piccole candele e dello sciame di meteore
cadenti delle Perseidi, conosciute come lacrime di San Lorenzo.
Le
rovine dell'antico abitato di Monterano sono un luogo incantato, pieno di
fascino e mistero, conosciuto anche per i numerosi film western e per il Marchese del Grillo di Sordi (famosa
la sequenza davanti al grande fico, all’interno del solenne monastero),
lì, in parte girati e ambientati.
Raccontano di una lunga e fantastica storia
che, dal Paleolitico e dal neolitico (le
più antiche testimonianze della presenza umana nel comprensorio risalgono a
circa 100.000 anni fa) - passando per l’ Età del bronzo e del ferro -
attraversa l’Era etrusca, la dominazione Romana e tutto l’alto, pieno e tardo
Medio Evo, fino all’era moderna, alle soglie dell’ottocento.
Nel corso del IX secolo, le frequenti
scorrerie ed i saccheggi perpetrati da bande di barbari e delinquenti comuni
generano anche nella popolazione dei piccoli centri della Tuscia un bisogno di
sicurezza e contribuiscono a far nascere il fenomeno feudale.
Per questo si assiste al consolidamento di
aree abitative attorno ai luoghi fortificati, ai castelli ed agli insediamenti
monastici: il popolo cerca protezione e solo i signorotti locali sono in grado
di assicurarla con i loro piccoli eserciti. In cambio ottengono braccia per il
lavoro nei campi.
Tra
le cinte murarie, dove era presente la dimora del signore locale, i magazzini
delle derrate alimentari, degli strumenti di lavoro e delle armi, nasce
un'economia centralizzata ed autosufficiente, basata sulle risorse agricole. Il
feudo, con il suo esercito in grado di opporre valida resistenza e difesa,
diviene una piccola società, composta da servi, villani e borghesi, stretti
attorno alla famiglia del nobile protettore.
Camminando fra quei luoghi e intorno a
quelle mura, tra le rovine delle case, delle torri e delle chiese, dove la
vegetazione si è ripresa molti spazi che l'uomo aveva abitato, si può
immaginare la vita che, un tempo, vi si svolgeva. Forse, anche per questo
aspetto epico e fantasioso, la Riserva è diventata una location ricercatissima
dal cinema.
Colpisce l’occhio e commuove l’animo il
monastero-chiesa di San Bonaventura, senza tetto e con un grande albero di
fichi cresciuto all'interno, che si erge solitario e austero su un larghissimo
pianoro. Davanti, la fontana ottogonale (copia dell’originale che sta in
paese).
Osservando da lontano, si ha una visione quasi irreale, panoramica e
fiabesca, che crea un’autentica emozione.
Non molto distante, tra prato, sentieri e
altri ruderi, si può apprezzare l’imponente leone che sovrasta la fontana nella
roccia del Palazzo Ducale (Altieri), già degli Orsini, tutte opere progettate
dal Bernini.
E
ancora le arcate dell’acquedotto del Seicento, la chiesetta di S. Rocco, i
resti del campanile e della cattedrale e il piccolo borgo, quasi sepolto fra le
piante.
Siamo nell'alto Lazio, nell'Etruria
meridionale, un territorio straordinario per la nostra storia, tra i Monti
della Tolfa e i Monti Sabatini.
Tutta la Riserva di Monterano è un ambiente
naturale intatto, disseminato di antichissime testimonianze di vita e meta di
migliaia di visitatori. Boschi, animali, vegetazione tipica e felci rarissime,
il tutto attraversato dall’acqua fiume Mignone.
Visitare
la Riserva significa intraprendere un suggestivo viaggio nel tempo, nelle
vicende antiche dell’uomo e nella natura che ha modellato questo paesaggio
straordinario, che dovrebbe essere oggetto di più frequenti e accurati restauri
conservativi, per contrastare l’incessante opera demolitrice del tempo.
Ancora grazie ai quattro intraprendenti
giovani della Lymp@ - laureati e specializzati in campo ambientale,
archeologico e comunicativo - che difendono e fanno conoscere questo ricco patrimonio culturale, operano anche per l’ educazione e il rispetto
della natura, organizzano escursioni, attività didattiche per le scuole,
progetti di sviluppo, eventi e spettacolari manifestazioni. Tutto con le
proprie forze, senza aiuti e finanziamenti dalle Istituzioni e degli Enti
preposti alla tutela dei beni comuni.
Meriterebbero
ben altra considerazione.
13
agosto 2015 (Alfredo Laurano)
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