sabato 8 agosto 2015

L’ULTIMA CONDANNA

Non ha fatto in tempo a scontare i 546 anni e i due ergastoli ai quali era stato condannato nel corso di vari processi per violazione dei diritti umani. Manuel Contreras, 86 anni, morto ieri sera nell'ospedale militare di Santiago, è stato fino all'ultimo giorno un generale convinto di aver fatto il suo dovere sequestrando, torturando e uccidendo gli oppositori politici che finivano nelle carceri della Dina, la polizia segreta, la Gestapo cilena, della quale Pinochet gli aveva affidato fondazione e guida, fin dai giorni successivi al golpe che mise fine alla presidenza e alla vita di Salvador Allende, sotto l’abile regia americana. Nixon aveva ordinato a suoi che doveva esser messo a tacere ad ogni costo.

Se n'è andato senza mai esprimere neppure l'ombra di un pentimento e portandosi via anche tutti i suoi segreti degli anni più bui vissuti dal Cile, dopo il colpo di Stato dell'11 settembre 1973.
Ricordo ancora con dolore quei giorni lontani che sconvolsero l’opinione pubblica mondiale e il clima di sdegno e incredulità che anche in Italia si respirava. La nobile figura di Allende che, insieme ai suoi fedeli compagni combattè fino all’ultimo con coraggio e con l’elmetto in testa, divenne il simbolo di una strenua resistenza democratica.
Orgoglioso del suo lavoro, il boia della Dina organizzò la caccia agli oppositori politici del regime militare in Cile e fuori dal Cile, negando molte delle accuse per le quali fu giudicato. Negò perfino che Angela Jeria, moglie del generale Bachelet, e sua figlia Michelle, l'attuale presidente del Cile, vennero torturate a Villa Grimaldi prima di riuscire ad abbandonare il Paese per un lungo esilio, dopo che il loro marito e padre, Alberto, oppositore di Pinochet nelle Forze armate, venne torturato e lasciato morire in carcere.
Formatosi in una delle tante scuole militari degli Stati Uniti per dittatorelli sudamericani,
Contreras fu anche un agente pagato dalla Cia e partecipò attivamente all'organizzazione dell'operazione Condor, la superagenzia che collegava tutte le spie delle dittature sudamericane dell'epoca: Cile, Brasile, Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay nella cattura e repressione degli oppositori.

Chiusa la Gestapo cilena, quando il clima politico cambiò con l’elezione di Jimmy Carter negli USA, per l' amico boia Pinochet realizzò anche affari nel narcotraffico, fino a quando si ritirò a vita privata, fondando un’agenzia di bodyguard.
Ha trascorso gli ultimi anni tra il carcere militare e gli arresti domiciliari, ammalato di leucemia, diabete e, infine, di un tumore al colon.
Ma i cileni che ieri sera festeggiavano la sua morte gridando "Assassino, assassino" davanti all'Ospedale militare di Santiago non lo dimenticheranno facilmente.
8 agosto 2015  (Alfredo Laurano)

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