“Aoh! - toccando di gomito il vicino - Ma quello seduto lì
davanti, vestito di bianco, con lo zucchetto in testa, non è …. Si, anche a me
pare proprio Francesco!”
Il Papa seduto, a sorpresa, tra i banchi e poi in fila per
la comunione, come un qualsiasi fedele presente ad una messa, era lì, l’altra
mattina, alle 7, davanti all'altare di San Pio X, nella Basilica di San Pietro.
La sua attività, il suo lavoro, le sue imprevedibili trovate
con conoscono pause.
Come dice Scalfari, viaggia, scrive, parla, prega, incontra
e soprattutto pensa e combatte.
È un uomo come noi, la sua vecchiaia avanza e sta sfiorando
gli ottant'anni, ma sembra miracolato. Un uomo così, la Chiesa non lo vedeva al
suo vertice da centinaia di anni. Solo Wojtyla forse aveva un’energia simile,
finché è stato in salute.
Ma non è straordinario per sapienza teologica, né per
scaltrezza politica e neppure per inclinazioni mistiche: Francesco ha dentro di
sé un che di rivoluzionario e un dono profetico, un’indiscutibile, naturale
capacità attrattiva.
Per molti, queste iniziative di "umiltà", manifestate fin dall’inizio del suo pontificato - modesto alloggio, auto utilitaria, spostamenti in pulmann, pasti e visite alla mensa, inviti e servizi igienici ai senzatetto - sembrano piuttosto un'abile capacità di usare i media e la comunicazione tutta, sfruttando ogni situazione pubblica favorevole, anche casuale, al di là di protocolli e sicurezza.
Un Papa marketing allo stato puro, un furbissimo e straordinario PR di se stesso e
della sua “azienda”.
Battendo sull'accattivante tasto di questa reclamizzata
modestia di facciata - ma ben guardandosi dal liquidare lo IOR, pagare l'Imu o
rinunciare ai miliardi dell’otto per mille - si adegua agli usi e costumi del
suo gregge e alle sue attese solo per fare proselitismo, non astenendosi però, dall’
entrare pesantemente sulle questioni dello Stato e della società, in generale: gestione
dei migranti, separati e famiglie di fatto, guerre e terrorismo, armi, denaro,
profitto, sfruttamento e indifferenza globalizzata.
Comunque la pensiamo - anch'io, da laico, sono estremamente critico
nei confronti dell’istituzione Chiesa, e non solo per le sue tante colpe
storiche - è indubbio che questo Papa “strano”, più o meno marketizzato o
verace nella collettiva percezione, stia cercando di cambiare regole, tradizioni,
principi oscurantisti, etichette e ritualità di quel mondo rigido e monolitico,
senza superbia, senza arroganza, senza sentirsi profeta, al di sopra degli
altri fedeli.
Come, invece, fa qualcuno, nell’altra parallela nostra Istituzione,
che vuole rottamare tutto e tutti - valori compresi - per mania di grandezza e mitomania.
23 agosto 2015
(Alfredo Laurano)
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