La Grecia, antica culla di cultura e civiltà, è quasi fuori dall’Europa.
Come scrive Marco Revelli sul Manifesto, non si era mai visto un creditore, per
stupido che sia, cercare di uccidere il
proprio debitore, come invece il Fmi sta facendo con i greci. Ci deve essere
qualcosa di più: la costruzione scientifica del “nemico”.
Un sacrificio esemplare, quindi, per
ammonire ed educare tutti gli altri Paesi membri, per ribadire le regole di chi
comanda e decide milioni di destini umani.
E’ l’economia che uccide, di cui parla il
papa, e la vediamo all’opera in questi giorni, in diretta, da Bruxelles. Ed
è uno spettacolo umiliante.
Non taglia le gole, non spara raffiche di kalashnikov,
non ha l’odore del sangue e della polvere da sparo (per ora). Opera in stanze
asettiche e climatizzate, ma ha la stessa impudica ferocia della guerra.
Della peggiore delle guerre: quella dichiarata dai ricchi globali ai poveri
dei paesi più fragili.
E’ pur sempre terrorismo: per quello che
determina con le sue scelte repressive, per le devastazioni sociali ed
economiche che provoca nei suoi sudditi.
Questa è la cinica volontà dei vertici
dell’Unione europea, della Bce e, soprattutto, del Fondo monetario internazionale:
ribadire con ogni mezzo, che chi sta sotto bagno mai e poi mai potrà sperare
di far sentire le proprie ragioni.
L’Europa
delle banche se ne fotte allegramente dei propri popoli, perché rende conto
unicamente ai Mercati e al Capitale.
La trattativa sulla Grecia, nelle ultime
settimane, è ormai lontana da un normale, per quanto duro, confronto
diplomatico, perché ha assunto
i caratteri di una prova di forza, un vile braccio di ferro contro un
soggetto debole, denutrito e già molto provato.
E’ evidente la volontà dei vertici
dell’Unione di sostituire al carattere tutto politico del voto popolare
dato a quel governo, la logica aritmetica del conto profitti e perdite,
come se non si trattasse di Stati sovrani, ma di Imprese o di Società
commerciali.
I ricatti e gli ultimatum imposti al popolo
greco portano Tsipras e Varoufakis a non essere più interlocutori
politici, ma debitori “nemici” di onnipotenti creditori, e devono essere schiacciati,
offesi ed umiliati.
Perché continuare a spremere un Paese che ha
dato tutto quello che poteva e molto di più?
Forse perché vogliono far fuori quel
ribelle governo dei sinistri rappresentanti di Syriza, ritenuto assai
pericoloso e ostile per gli equilibri e le logiche di mercato e sostituirlo con
uno di altri interlocutori moderati, più proni e accondiscendenti - magari di
Alba Dorata - dopo eventuali nuove elezioni.
L’eventuale default di Atene sarà il
fallimento dell’Europa, come lo è già nella non gestione dei flussi migratori.
Tsipras
non ha accettato l’ennesimo diktat, non ha firmato alcun accordo, non ha
tradito nessuno, come qualcuno ha scioccamente titolato.
Ha risposto con un
messaggio di dignità, rivolto ai Greci e al mondo.
(In sintesi)
Cari amici Greci, da
tempo il governo greco combatte una battaglia in condizioni di soffocamento
economico senza precedenti.
Dopo
cinque mesi di dure contrattazioni, i nostri partner, sfortunatamente, hanno
rilanciato un ultimatum al popolo greco, che è contrario ai principi fondanti
ed ai valori dell’Europa.
Ci
hanno chiesto di accettare una proposta che accumula un nuovo insostenibile
peso sul popolo ellenico e colpisce profondamente le possibilità di recupero
dell’economia e della società.
Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di incertezza, ma accentua persino le disuguaglianze sociali: misure per un’ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, ulteriori riduzioni nel salario minimo del settore pubblico e incremento dell’IVA su cibo, ristorazione e turismo, eliminando inoltre le agevolazioni fiscali per le isole greche.
Una proposta che non soltanto perpetua lo stato di incertezza, ma accentua persino le disuguaglianze sociali: misure per un’ulteriore deregolamentazione del mercato del lavoro, tagli alle pensioni, ulteriori riduzioni nel salario minimo del settore pubblico e incremento dell’IVA su cibo, ristorazione e turismo, eliminando inoltre le agevolazioni fiscali per le isole greche.
Queste
proposte violano direttamente fondamentali diritti europei, mostrano che
riguardo a lavoro, uguaglianza e dignità, lo scopo di alcuni partners e
istituzioni non è il raggiungimento di un buon accordo per tutte le parti, ma
l’umiliazione dell’intero popolo greco.
In
questo momento, pesa sulle nostre spalle, attraverso le lotte e i sacrifici, la
responsabilità storica del popolo greco per il consolidamento della democrazia
e della sovranità nazionale.
E la
nostra responsabilità ci richiede di rispondere all’ultimatum, per il futuro
del nostro paese. Ho proposto, quindi, l’organizzazione di un referendum,
perché il popolo possa decidere in maniera sovrana.
Al
ricatto dell’ultimatum che ci chiede di accettare una severa e degradante
austerità senza fine e senza prospettive di ripresa economica, vi chiedo di
rispondere in maniera orgogliosa, come la nostra storia ci chiede.
Ad
una austerità autoritaria e violenta, risponderemo con la democrazia, con calma
e decisione. La Grecia, il luogo di nascita della democrazia, manderà una forte
e sonora risposta all’Europa ed al mondo.
E’ quello che speriamo tutti noi, o quasi,
che siamo vicini al popolo greco e che possiamo aiutare, almeno col turismo e
con gli acquisti, e facendo sentire la nostra voce di protesta e la nostra
solidarietà.
Altrimenti,
se vorremo restare umani, dice infatti Revelli, prevarrà la vergogna di essere
europei.
28
giugno 2015 (Alfredo Laurano)
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