Troppo bella, troppo sensuale, troppo
passionale per essere vera: una divina creatura, vagheggiata nell'immaginario collettivo del maschio latino, ma non solo, che, con il suo sguardo complice e innocente e con le sue morbidezze seducenti, ha
rappresentato il sogno proibito e ideale di più generazioni di italiani.
Amata, sognata, desiderata.
Un’icona del cinema dell’erotismo anni
settanta, sano e naturale, dove la rappresentazione del piacere e della voluttà
si tuffava e si scioglieva in un miscuglio di sensazioni languide e piccanti, suscitando
un’attrazione irresistibilmente maliziosa. Era espressione di una femminilità carnale
e provocante, ma mai volgare ed immorale.
Troppo bella per essere considerata anche
altro, tutti oggi la piangono nel ricordo di età e di desideri lontani, ma in realtà
Laura Antonelli era, da molto, dimenticata da tutti e viveva in una casa
isolatissima a Ladispoli.
Un’ attrice già uccisa da tempo dai suoi
personaggi e dall’accanimento mediatico acceso sulle sue tante sventure che
facevano notizia - dall'amore tempestoso con Jean Paul Belmondo che la
picchiava, ai problemi giudiziari per la cocaina (assolta dieci anni dopo), all'intervento
estetico mal riuscito che le deturpò il viso, la mente e i lineamenti - fino ad
essere del tutto cancellata, non appena i riflettori del circo dell’ipocrisia furono
spenti.
Nessuno si occupò più di lei, pur conoscendo
le condizioni di emarginazione in cui era finita. Solo Banfi provò a farle
avere un contributo dalla legge Bacchelli e i giornali locali ogni tanto
scrivevano due righe.
So che qualcuno della sua parrocchia cercava
d’aiutarla nel suo esilio di donna fragile, segnata e abbandonata, morta a 73
anni di tristezza e solitudine.
Da conturbante oggetto di desiderio, di
imbarazzante splendore, alla totale indifferenza di un mondo falso, cinico e
crudele che l’ha lasciata uscire dalla vita che non era più sua.
“Voglio essere
dimenticata - aveva detto anni fa - e cercare di vivere il più serenamente
possibile, senza vedere la televisione.”
Non la
guardava da più di vent'anni, ma neppure la magica scatola delle illusioni
guardava lei.
23
giugno 2015 (Alfredo Laurano)
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