Stavolta
non mi è piaciuto, ma non ho letto il libro.
Lodevole
introdurre nel racconto un tema di così grande attualità come quello dei
migranti e degli sbarchi, ma cosa c’entra con lo sviluppo della storia?
Appare
slegato, pretestuoso, strumentale e a se stante. Come dovuto per obbligo
ideologico e personale, peraltro del tutto condivisibile, nel relativo contesto
politico e sociale.
I
lontani riflessi con la trama sono un po’ troppo forzati e alcuni personaggi e
battute (per esempio, quelli dell’Isis che arrivano con i barconi) altrettanto
inverosimili e poco plausibili: il tunisino dottor Osman che aiuta Montalbano
nella gestione degli sbarchi ha avuto una relazione sentimentale con la
vittima; Meriam, la ragazza magrebina traduttrice è una dipendente della sartoria
sempre di proprietà della vittima; poi c’è il flautista tornato nel suo paese e
poi imbarcato; il corpo di un ragazzo annegato raccolto da Montalbano; uno
stupro consumato a bordo da due scafisti ecc. Tutto troppo casuale da sembrare
appiccicato.
Anche
l'evoluzione dell’indagine appare abbastanza ripetitiva e poco credibile, come
gli altri personaggi sospettati: dall’ultimo amante della vittima, al
giovanissimo innamorato con madre iperprotettiva al seguito, al gatto testimone
dell’omicidio.
Tra
un anniversario di matrimonio a Udine, l’abito su misura del povero commissario
e stoffe antiche ma strappate a mano di recente, la storia non decolla, fino a
un improvviso finale, un po’ scontato e scollegato, ma soprattutto frettoloso e
rabberciato, che arriva a mezzo lettera.
La
qualità migliore de “L’altro capo del filo”, ferma l’ineccepibile recitazione
del consueto cast (con Fazio e Augello un po’ sotto l’abituale standard) e
degli attori e caratteristi aggiunti, è che Camilleri, come sempre, fonde in
modo magistrale la fiction con l'attualità e la cronaca, illuminando le sue
pagine con amare riflessioni su quanto stiamo vivendo.
Come accade nello stesso film e nella sua delicata ambientazione.
Come accade nello stesso film e nella sua delicata ambientazione.
12.2. 2019 (Alfredo Laurano)
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