Tra
i tanti miserabili che affollano il Web con post e slogan altrettanto
miserabili, anzi ignobili e insensati che farebbero ribrezzo anche a un
analfabeta vero, e non solo funzionale, ce ne sono alcuni che non si possono
eludere, in quanto prodotto di imbecillità pura e di ignoranza.
Guardate
bene questa penosa locandina, postata da tale Roberto Innocenzi e apprezzata e condivisa
da tanti suoi simili: quattro riquadri che rappresenterebbero i quattro
pionieri dell’accoglienza, accomunati dalla funzione, scelti a caso e in ordine
sparso di valore e di importanza. Il testo surreale ci spiega che il primo
risiede a New York, il secondo in Svizzera, il terzo in Vaticano e l’ultimo non
ha nemmeno una sezione. Curata e preziosa la ricerca delle espressioni, scelte
in sintonia con il volgare attacco premeditato.
C’è intanto da chiedersi come
si possa solo concepire questa paradossale immagine e quale mente perversa e
contorta possa averla solo pensata, composta e pubblicata. Ci vuole veramente
una forma di coraggio del cretino e dell’incoscienza che, tradotto in volgare,
dicesi faccia come il culo, nello squallido, infantile teatrino dell’assurdo.
Questa
gente non sa (o finge di non sapere) che tra quei "buonisti”, uno non è
affatto residente, ma ha insegnato a New York, qualche anno fa, su invito di
un’università che ovviamente gli ha dato alloggio per qualche mese. Tra l’altro,
è ancor vivo perchè è sotto scorta da undici, dodici anni.
Un
altro fa il papa di mestiere e qualche schiaffo alla Curia l'ha tirato, qualche
denuncia l’ha spesa, qualche provocazione l’ha lanciata nel monolitico mondo
della Chiesa, oltre a fare qualcosa per la pace, per i diseredati e i
senzatetto.
Un
altro, ancora, che non risiede affatto in Svizzera - altra solita bufala
pacchiana e qualunquista - si è "parato il culo", come hanno scritto
alcuni, curando, operando e salvando migliaia di persone d'ogni colore, per
tutta la vita.
L’ultimo, senza nemmeno un’abitazione,
conta come il due di coppe, quando regna spade, a Briscola.
Ma
tutto ciò non importa, la realtà non ha nulla di oggettivo, è solo un’opinione
costruita secondo i propri pregiudizi e una massiccia dose d’odio che guida la crociata
antibuonista. Per certa gente, non contano fatti e verità o una parvenza di
onestà intellettuale. Conta diffondere cazzate e fake news, per colpire, disprezzare,
perseguire, sputtanare chi la pensa diversamente da quel suo certo credo.
Oggi,
il Web è sempre più bersaglio e sterminato bacino di commenti ingiuriosi, di offese
e parolacce, di insulti sessisti, maschilisti, beceri e volgari.
Scatena
semplificazioni banali di anonimi utenti che sfogano livore politico, palese frustrazione
e abissali limiti culturali, sfruttando una battuta, un errore, una
affermazione, un difetto fisico o un qualsiasi altro pretesto.
Tutto,
secondo un meccanismo mediatico, automatico e ben collaudato, come vuole
l’universale bar Internet e i suoi derivati social - aperti non stop h24, come
dicono i lombardi, a ogni tipo di avventore - dove le donne, in particolare,
come appunto nei bar e nelle caserme della maldicenza e della diffamazione,
sono da sempre oggetto di battute feroci e pesantissime allusioni.
Un
panorama davvero desolante, sia che colpisca a destra che a sinistra, dove i
vili professionisti dell’invettiva, che ignorano i sentimenti e le persone, non
conoscono il rispetto, ma il gusto dell’oltraggio.
Hanno
un atteggiamento costante di disprezzo e provocazione, che avvelena le
discussioni on line. Non distinguono, non argomentano, ma giudicano e, a
comando, sputano sentenze. Per protagonismo, per puro narcisismo tecnologico,
per emergere con la scomunica di circostanza dalla mediocrità e dall’oblio
esistenziale.
Quei
deliri non sono frutto di libertà di espressione, ma di diffamazione e insulto.
Io mi vergognerei di
raccogliere certa monnezza. (Alfredo
Laurano)
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