Stavolta, gliel'hanno fatta grossa e pure sporca.
Forse, è la giusta
nemesi del dio pallone o,
se preferite, della ninfa Eupalla - divinità benevola, nata da una costola del
mitico Brera - che, stanca di assistere pazientemente alle “goffe scarponerie
dei bipedi”, ha assunto il ruolo di fatale punitrice della tirannide sportiva e
dell'egocentrismo calcistico, che la Juve da sempre ha rappresentato, attraverso
continui abusi, doni, ruberie, concessioni e sudditanze varie.
Una storica vendetta,
quindi, oltre i meriti, i demeriti e le sentenze del campo.
Solo così si spiega,
anche per me che, come tanti, non ho mai amato (per non dire sportivamente
odiato) quella squadra e quelle maglie da privilegiati detenuti, la folle
decisione dell’arbitro inglese di fischiare un dubbio, dubbissimo rigore al
93°, quando tutti con la testa e con le residue forze erano già ai supplementari.
Ci vuole veramente un
bel coraggio, una bella dose di incoscienza e di insensibilità - come ha urlato
anche un incazzatissimo Buffon, per giunta espulso - e di assoluta
inadeguatezza a fare quel mestiere.
E’ lecito e morale
estromettere, con un insensato fischio a venti secondi dalla fine, una squadra
che si è battuta a viso aperto e con onore, che ha recuperato un risultato che
sembrava assai improbabile, che all’andata aveva subito un eclatante torto
(rigore sacrosanto negato, per gli esperti e per chiunque) a fine gara, che si
era guadagnato il diritto all’extra-time, che era quasi riuscita ad imitare le
imperiali gesta romaniste della sera prima?
No, per obiettività,
per onestà intellettuale e nonostante la personale e già confessata ostilità e l’atavico
rancore, decisamente no.
Real-Juve al Bernabeu,
non meritava di finire così, con un atto unilaterale di cinismo e di pura
malvagità, con quel fischio stonato di un signor nessuno, giudice presuntuoso,
posseduto dal demone del protagonismo.
Ma le ninfe e gli dei,
quelli della guerra e del pallone in particolare, sono casualmente infami, sadici
e spietati, più degli stessi uomini miserabili che pretendono di proteggere e ispirare
e dai quali spesso si travestono.
12 aprile 2018
(Alfredo Laurano)
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