Sulla carta, in
teoria, tutto era possibile, ma veramente poco probabile, davanti a un
risultato d’andata, impietoso, bugiardo, punitivo e immeritato.
Sul campo del nuovo
Colosseo, però, è successo l’impossibile: la volontà gladiatoria ha ribaltato i
numeri e la scarsa, o quasi nulla, speranza di riuscire ad umiliare i “barbari”
blaugrana. La fantasia ha sconfitto l’imprevedibile destino pallonaro: Roma-Barcellona 3-0
E’ come se il calcio,
per una volta, fosse tornato quello di un tempo, tutto “impeto e passione”.
Come se avesse ritrovato la sua propria identità smarrita, il suo significato
antico e superato, il suo valore assoluto e genuino, che va oltre la
speculazione commerciale e il business miliardario.
Uno dei capitoli più
belli della storia romanista, ma anche del calcio italiano.
Una partita vera,
dura, entusiasmante, condotta con determinazione e vera forza gladiatoria,
un’impresa storica ed esaltante che non sarà dimenticata. Tutti, sportivi e
non, avversari e “nemici storici” si sono complimentati con la squadra, sul Web
e sui giornali.
Pianti e sorrisi, feste
e lacrime di gioia, incredulità e tanta sofferenza, col cuore a mille, ansia
compressa e fiato sospeso, fino al fischio di chiusura.
Uno spettacolo sportivo
che si è tradotto in emozione e pathos, al cospetto della divina Eupalla, come quando
si è davanti a un dipinto, a una sinfonia o a una poesia: un prezioso e non
comune momento di partecipazione collettiva e popolare che commuove e che solo
la malia dell’arte sa regalare.
Un’arte che seduce e
abbaglia, gialla come er sole, rossa come er core mio!
11 aprile 2018
(Alfredo Laurano)
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