Continua
l’allarme bullismo: da Lucca a Venezia, da Chieti a Velletri, si moltiplicano
le vittime dei violenti. Studenti adolescenti si trasformano in classe in
aguzzini dei loro compagni e dei loro insegnanti derisi e umiliati. Spesso, per
postare poi le loro "imprese" in rete.
Un
nuovo episodio è venuto ora alla luce, dopo il caso del docente di Lucca
minacciato: "Prof, mi metta sei e
non mi faccia incazzare… si inginocchi ... chi comanda qui? - dice il bullo,
ma con educazione, dando del Lei.
A
Velletri, "te faccio scioglie in
mezzo all'acido, te mando all'ospedale professorè", ha detto un altro
miserabile di un Istituto Tecnico all'insegnante, sempre riprendendo tutto col
telefonino e condividendo sui social, con tantissime visualizzazioni.
Forse
è ora di dire basta, di farla finita con queste continue vessazioni, angherie e
maltrattamenti, che si propagano per emulazione.
E’
ora di intervenire con fermezza contro ogni forma di abuso e prevaricazione, di
ridare valore alla scuola e restituire dignità e fierezza ai docenti, anche per
mandare un chiaro segnale a tutta la società che prospera di violenza.
Se
vogliamo arginare tale lunga spirale violenta che la attraversa in lungo, in
largo e ad ogni livello, cominciamo a intervenire sulle famiglie, su quelle
che, con inaudita spregiudicatezza, arrivano a dare il resto agli insegnanti,
già bullizzati dai propri figli, solo per giustificare e difendere le loro maligne pulsioni
adolescenziali.
Cominciamo
a colmare quel vuoto culturale che tutto questo produce e che non aiuta a far crescere gli
adulti di domani, quei ragazzi che oggi arrancano ai margini della normale
convivenza e della civiltà, immersi in un disordine etico, mentale e valoriale, fatto
di telefonini e brutalità, di azioni punitive, di risposte rabbiose e velenose,
indotte da un presunto oltraggio al proprio prestigio: tutti sintomi di gretta
ignoranza, di incompatibilità sociale e di esagerata autostima, che sconfina nell’insipienza
e si traduce in arroganza e megalomania.
Cominciamo
con lunghe sospensioni, con salutari bocciature, con punizioni esemplari
(lavori sociali), col denunciare quegli incapaci genitori, veri responsabili
della ineducazione e della violenza di questi mezzi uomini (e mezze donne),
vili e prepotenti, falliti di oggi e, soprattutto, di domani.
Oppure,
ripristiniamo le sane abitudini di una volta, quando tornati a casa dalla scuola, si
prendevano sberle e resto dai genitori, per aver solo risposto con poco
rispetto al maestro o al professore. E come fa questo mitico educatore.
https://www.facebook.com/noipoliziottipersempre/videos/1972338649445349/
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