Brillante, vivace e molto divertente il
“Dueinuno” che un abile Tonino Tosto, col virtuale permesso di Eduardo De
Filippo, ha messo in scena ieri al piccolo Teatro Lo Spazio di via Locri, a Roma,
con i giovani attori della Compagnia Teatron.
Giovani gagliardi, dotati, preparati,
pieni di spirito e passione, esuberanti quanto basta, che hanno coinvolto e
deliziato tutto il folto pubblico presente, che ha riso, apprezzato ed
applaudito, a lungo, in entrambi gli atti.
Due quadri in uno, legati dalla continuità
comica: qui sta la geniale intuizione del regista che merita di essere
sottolineata.
Tutti conoscono la felice commedia di
Eduardo, “Pericolosamente”, che racconta la disavventura di Michele o’
FreddAstaire che, tornato a Napoli dopo quindici anni di lavoro negli Stati
Uniti, cerca di una camera in affitto.
Il vecchio amico Arturo (un
credibilissimo Giuseppe Cattani) si offre di ospitarlo in casa propria, dove,
in sua assenza, la capricciosa moglie Dorotea (Elisabetta Perrotta, perfetta e
naturale nella parte e nelle mosse) confessa a uno spaventato Michele (un bravo
e attonito Pierluigi Giordano, nei panni che già furono anche del sommo Gigi
Proietti), che il marito, ogni giorno, le spara con una rivoltella nei momenti
d'ira: l'uomo è allibito da tale confessione.
Ed è esattamente ciò che accade quando
torna a casa Arturo.
Il finale è dirompente e delizioso.
Partendo da questa surreale vicenda, dal
tipico sapore partenopeo, il Tonino autore sopraffino, si è chiesto: “perché non immaginare un prima, un
antefatto, un prologo, altrettanto brioso e spumeggiante, che introduca la
storia e il trio dello stupore?
Detto fatto: nasce il suo
“Prologosamente”.
Uno spaccato fantasioso e audace di
ordinarie giornate di verace napoletanità.
Nel bar di Eustachio Cinquina (Federico
Anastasia), cameriere impacciato e innamorato, si incontrano e si scontrano una
serie di personaggi eccentrici che inseguono un sogno, una storia, un amore o
una passione.
Tutti si muovono con leggerezza e
disinvoltura, quasi danzando, in modo armonico e corale, sfruttando spazi,
cadute e posizioni.
Dal funereo Ciro Schiattamorti (Valerio
Tedesco) allo stravagante baroncino Tumisturbi (Roberto Giancristofari), da
Genny Boccascena (un ardente e incalzante Andrea Scaramuzza), che insegue Shakespeare
e il sacro fuoco del teatro, a tutte le altre brave e giovani promesse (Jessica
Aiudi, Benedetta Ferraro, Sara Pusceddu, Natalia Balestra).
In questa galleria dell’allegria, della
speranza e del paradosso, manco tanto, si affacciano, anche, “prologosamente”,
i protagonisti di quel secondo atto, tra un caffè e l’altro, fino a quattro.
Dialoghi asciutti ed essenziali, ritmo
crescente, battute a misura e mimica aderente: ogni macchietta si propone e si
realizza a proprio agio, tra musica “bella Napoli” e clima d’euforia. Incanta e
trascina la platea e sollecita il meritato plauso.
Bravi tutti, ci avete proprio divertito.
(Alfredo Laurano)
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