Da un po’, mi fa male un braccio. Il
dolore parte dal gomito e arriva fino alla mano, che non ha presa: non posso
stringere, né alzare un piccolo peso o una bottiglia.
Facciamo un’ecografia, mi dice il
medico e mi rilascia la prescrizione rossa.
Chiamo il CUP - prenotazioni sanitarie
(803333) e dopo lunghe attese perché gli operatori sono tutti occupati e
sommersi da richieste, la voce guida mi informa che si può fare anche on line,
al sito Salute.Lazio.it.
Ci vado, compilo tutti i riquadri (dati
personali, impegnativa, tipo di esame, zona preferita, recapiti telefonici,
e-mail ecc.) e inoltro la richiesta. Il sito mi dà conferma della ricezione e
mi comunica che sarò contattato entro due giorni.
Ma, con mio grande stupore, nemmeno
un’ora dopo, ricevo una telefonata dal Centro Prenotazioni. Mi riepilogano i
dati e interrogano il sistema per fissare un appuntamento in una struttura
sanitaria.
Dopo un minuto, con una certa
naturalezza, la gentile operatrice mi dice: “La
prima data utile per fare l’ecografia è aprile 2018”. Cioè fra un anno
esatto.
-
“Grazie molte, le dico, mi saluti la ministra della Salute, Lorenzin”.
E, rassegnato e ancora più stupito e
più sorpreso della telefonata quasi immediata di prima, penso: “ma quanto cazzo
pago di tasse e contributi a questo efficiente Stato, che chiude gli ospedali,
penalizza la scuola e lo stato sociale, non crea lavoro, non costruisce case
popolari, favorisce e tollera l’evasione fiscale, incoraggia abusi e corruzione
e spende palate di milioni per le missioni militari?”
Non resta, more solito, che sentire le
strutture private che, grazie a tutto questo, prosperano e crescono floride, in
assolute condizioni di privilegio, speculando allegramente sulla salute dei
cittadini utenti.
-
“Pronto USI (Centro
medico polispecialistico di qualità), dovrei fare un’ecografia articolare alle
braccia - gomito, polso e mano - mi dice i tempi e la spesa?
-
“Si può fare anche domani, mattino o pomeriggio, e la spesa è di 88 euro a
tratto.
-
“Che vuol dire a tratto, mi spieghi meglio”.
-
“Vuol dire 88 euro per il gomito, 88 per il polso, 88 per la mano”.
E, siccome sfortunatamente le braccia
sono due, tutto va moltiplicato per due, per un totale di soli 528 euro.
Se volessi aggiungere anche
l’avambraccio o un pezzetto di scapola, sono sempre 88 a pezzo, sempre per due,
per un nuovo totale di 880 euro, pronta cassa e dischetto compreso. Novecento
euro (uno stipendio) per una ecografia da 7/8 minuti: è una vergogna!
Alla Sanità pubblica, che ti prenota
confidando nella dipartita, e alla privata, che ti rapina a mano disarmata, lo
voglio dire in francese: “mavvaffanculo!”
E scusate la ruvida perifrasi, è solo
per chiarezza e per non essere frainteso.
5 maggio 2017 (Alfredo Laurano)
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