Sono convintamente laico, da sempre, tutti lo sanno. Ma è
bene ribadirlo per non creare equivoci o errate interpretazioni del mio pensiero e di ciò che, da laico, scrivo....
Dopo averci imposto la stronzata di Halloween, la festa del
tacchino, la supremazia dell’albero di Natale sul Presepe, qualcuno, “che più
contemporaneo non si può” - in nome di un presunto, e quanto meno esagerato,
rispetto delle sensibilità altrui e della laicità della scuola pubblica - vuole
cancellare, o ridisegnare, o annacquare, una festa di pace e di fratellanza
come il Natale che, al di là dei censurabilissimi e insopportabilissimi aspetti
commerciali, rappresenta qualcosa di importante e significativo - non solo per
chi crede - da condividere con tutti. E’ un momento di riflessione, di
partecipazione, di incontro, di ricordi, di ritrovata umanità.
Rinunciare a festeggiarlo, anche come comunità scolastica,
non ha senso.
Non si tratta di una via che discrimina e che porta acqua al
mulino della cristianità, tutt’al più, la racconta, la ricorda, la simboleggia,
in questo caso, con le filastrocche di Gianni Rodari e le canzoni di Sergio
Endrigo.
Una festa - fatta di canti e cori, natalizi e non, e frutto
del lavoro dei bambini - che, assicurano le associazioni islamiche di Milano,
non è mai stata un problema per i musulmani in questo Paese.
L’annullamento del concerto di Natale nella scuola di
Rozzano, dove il preside, per non turbare gli alunni di altre fedi
religiose, lo ha rinviato a gennaio, trasformandolo in Festa dell’Inverno, ha
scatenato rabbiose reazioni di genitori, di politici bipartisan e di comuni
cittadini.
La scelta chiaramente ideologica di una linea improntata a
un’apparente, rigorosa laicità, in occasione dei festeggiamenti natalizi che
cadono dopo la strage di Parigi, irrita proprio in nome del concetto di laicità
e di una sua scorretta interpretazione.
Laicità, antitesi del dogmatismo, è un metodo di
osservazione, un abito mentale di libertà e giudizio, basato sulla consapevolezza
che non esiste una verità assoluta alla quale tutti si debbano assoggettare,
perché ogni presunta verità ha la stessa dignità delle altre.
E’ il diritto imprescindibile di decidere della propria vita
e dei propri valori, riconoscendo il diritto ad altre e diverse scelte, a
prescindere da razza, orientamento sessuale, e religione.
Laico è chi rispetta tutto e tutti, persone e atteggiamenti,
ideologie, credenze e tradizioni, che pur non condivide, ma che non offende e
non disprezza, senza rinunciare alla propria identità. Non chi si fa paladino per
adeguarsi od omaggiare chi è diverso da sé, in nome di una sciocca e plateale
equidistanza culturale.
Nessun musulmano, per esempio, rinuncerebbe alle proprie
preghiere, ai propri riti per non urtare la sensibilità di un cristiano.
La laicità è quella illuminata di Benedetto Croce che nel
famoso saggio “Perché non possiamo non dirci cristiani”, riflette su come il
cristianesimo, anche per un laico, stia alla radice culturale di un popolo,
soprattutto per essere stato la più grande rivoluzione che l’umanità abbia mai
compiuta e per quella nuova visione della storia dove l’uomo agisce secondo una
morale basata sull’amore verso tutti gli uomini, senza distinzioni di genti e
di classi, di liberi e di schiavi, verso tutte le creature.
Rinnegare le nostre tradizioni, le nostre radici, non è la
strada giusta per integrare chi professa altri credi religiosi, che dobbiamo e
vogliamo rispettare, ma che non possono soffocare i nostri.
Essere una scuola multiculturale, accogliente e solidale,
non significa rinunciare ai propri valori e alla propria cultura.
E poi, non toccatemi la più antica espressione di modellismo
storico: il presepe, la sua arte, il suo fascino, la sua magia.
30 novembre 2015 (Alfredo Laurano)
Nessun commento:
Posta un commento