L’uccisione dell’avvocato dei Curdi, molto noto in Turchia quale difensore dei diritti umani e della minoranza curda e per aver dichiarato di non considerare il Pkk un’organizzazione terroristica, è stato, per Erdogan, un incidente.
Un incidente, come l’aereo russo abbattuto pochi giorni fa, per aver sforato di qualche metro i cieli turchi.
Un incidente, come la strage a ottobre scorso di giovanissimi pacifisti ad Ankara (cento morti e trecento feriti) pochi giorni prima della rielezione plebiscitaria del sultano Erdokan, che, stavolta, ha conquistato la maggioranza assoluta.
Un incidente, come la chiusura di testate giornalistiche e l’arresto di due direttori di giornali “un po’ troppo critici”.
E’ un regime delirante che addirittura sostiene che questo avvocato sia stato ucciso dalle stesse persone che difendeva. Magari, una tragica fatalità!
Erdogan: “Giusta la nostra lotta contro il terrorismo”.
Ma di quale lotta parla questo “sfortunato” dittatore sanguinario islamista?
Di quella che finge di fare contro l'ISIS, smerciando in Turchia il petrolio proveniente dai pozzi controllati dal califfato, al mercato nero?
Intanto, tra un incidente e l’altro, le persecuzioni contro i Curdi e il Pkk continuano ad oltranza.
29 novembre 2015 (Alfredo Laurano)
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