Si sta come d’autunno…
Una volta cadevano le foglie,
come ci ricordano Ungaretti e i suoi soldati, ora, cadono direttamente gli
alberi. E non siamo in guerra, se non precipitati in quella dell’incuranza,
dell’incapacità, dell’ignoranza civica e amministrativa. Ed è così da molti
anni, per non dire da sempre.
Momenti di paura in viale
Angelico, all’altezza del civico 38, tra il bar King - luogo della mia
giovinezza e che ancora, spesso, frequento - e la farmacia Mazzei, quando un
albero è caduto in strada spaventando i numerosi passanti.
Un alto platano,
come i tanti che delimitano il grande viale, si è abbattuto, all’improvviso, in
parte anche sulla pista ciclabile, coinvolgendo diverse macchine parcheggiate,
parzialmente danneggiate.
Fortunatamente non ha colpito, persone e passanti e
mezzi in movimento: un giovane in motorino è stato miracolosamente sfiorato e
si è salvato.
Ancora una volta, si è
sfiorata la tragedia ma, certamente, è da tempo annunciata e solo rimandata.
Negli ultimi mesi, a Roma,
soprattutto nell’alberatissima Prati (Castel S. Angelo, via Scipioni, viale
Giulio Cesare, via Leone IV), sono stati molti gli alberi crollati, perché
ammalati e pericolanti, perché non potati da tempo, non sfoltiti e "decapitati"
per ritrovare il giusto baricentro e per essere meno soggetti alle
sollecitazioni del vento.
Le immagini dell’albero
suicida sono state subito caricate in rete, scatenando rabbia e polemiche anche
su Facebook: “Qui a Prati cade un albero settimana - scrive qualcuno -
provocando disagi, chiusure e, soprattutto, paura e insicurezza ai cittadini,
che vedono a rischio la propria incolumità”.
Si ha il terrore di passare
accanto agli alberi e sui cigli della strada, si raccomanda ai figli di evitare
vie pericolose e di guardare spesso in alto. Siamo quasi alla psicosi
collettiva.
Qualcuno teme anche che
l’emergenza provochi l’indiscriminato abbattimento, l'effetto
"disboscamento".
Cioè, meglio tagliare che curare. (Alfredo
Laurano)
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