La pasionaria “sorella d’Italia” Giorgia Meloni
soffre forse di un complesso di castrazione nei confronti di Matteo Salvini, sempre
più sulla cresta dell’onda, non solo in senso figurato, fra mare, navi, sbarchi
di migranti e porti chiusi.
Per avere visibilità mediatica, uno straccio
di attenzione televisiva, un titoletto sulla stampa e un passaggetto nei TG, sostiene
addirittura che "il reato di tortura impedisce agli agenti di fare il
proprio lavoro". Poi, pentita nella forma, ma non nella sostanza, cancella
il tweet e lo riscrive aggiungendo che il reato di tortura - "come
è formulato oggi" - impedisce alle forze
dell'ordine di fare il proprio lavoro. E aggiunge anche un video.
Praticamente, è come affermare che tra i
mestieri e i compiti delle forze dell'ordine è prevista la tortura. Forse,
nella Repubblica di Salo o nelle caserme della Gestapo!
Tutto ciò, inevitabilmente, ha scatenato un
diluvio di reazioni sui social, dove le vengono ricordati i casi di pestaggi a
morte di Cucchi, Uva, Aldrovandi e i fatti del G8 di Genova, con Bolzaneto e la
scuola Diaz.
Secondo la premurosa neomamma Giorgina, quindi,
bisognerebbe abrogare la relativa legge, faticosamente introdotta nella scorsa
legislatura dopo un iter molto complicato e svariati richiami dell'Europa (peraltro
considerata molto timida dalle associazioni per i diritti umani) e, al tempo
stesso, aumentare le pene per i reati di minaccia o resistenza a pubblico ufficiale.
"Tutti siamo contrari alla tortura, ma bisogna capire cos'è la
tortura", aggiunge con inedito candore: "Se condanni a 12 anni un agente per
minacce psicologiche, io non sono d'accordo". Ma va!
"Siamo di fronte a un'emergenza, dicono in coro gli altri “fratelli d’Italia”, negli ultimi anni le aggressioni ai danni delle forze dell'ordine sono
aumentate in modo impressionante. Noi vogliamo aumentare le pene per questo
tipo di reato e abrogare quello di tortura, per trasformarlo in una serie di
circostanze aggravanti: vogliamo impedire la criminalizzazione della polizia che
c'è stata nella scorsa legislatura per motivi ideologici".
Evviva, allora, l’altra ideologia, quella che
innalza la bandiera della minaccia e del terrore. Evviva la pistola elettrica Taser
che negli Stati Uniti ha fatto già novecento morti, disarmati.
Evviva i massacri, le violenze, i muri di omertà e i tentativi di depistaggio, messi in atto da
alcuni uomini dello stato, malati di virile fanatismo che, anziché contribuire
all’accertamento della verità, coprono i responsabili o si macchiano di abusi e
angherie. Che randellano ragazzi, donne, anziani e gente
inerme, come ai tempi del manganello e dell'olio di ricino, e che si muovono
secondo logiche squadriste.
Evviva la tortura e, già che ci siamo, anche un
po’ di pena capitale, che, cara nostalgica Meloncina, non fa mai male!
(Alfredo Laurano)
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