C’è pure chi la ordina al
ristorante! Forse, per esaltare la scelta del banale e festeggiare un calo
vertiginoso della fantasia gastro-alimentare, più che del gusto personale.
Con tutto quel che offre un buon
menù, chiedere una semplice caprese, o un’insalata di lattuga e carotine, è una
semi offesa a chi fa il ristoratore di mestiere.
Fermo restando che ognuno fa come
gli pare, brutalmente mi domando: perché allora andare a mangiare in una
invitante e costosa trattoria? Non è meglio consumarla a casa, in un picnic o
al mare, sotto l’ombrellone?
E', comunque, uno dei piatti freddi
più amati dagli italiani, letteralmente adorato dagli stranieri. Anche perché
comunica l’ambiguo messaggio della leggerezza.
Mozzarella, pomodoro, basilico: tre
ingredienti, tre colori, come la bandiera italiana, come la semplicità assoluta
che diventa confort food per eccellenza.
E' la carta d'identità dell'insalata
caprese, la più famosa della cucina partenopea e della dieta mediterranea, che
condivide il nome e i natali con la celeberrima torta al cioccolato, e che si
porta dietro un passato di storia e di leggenda.
Sembra che la sua nascita o la sua
prima apparizione avvenne al Quisisana, uno degli hotel e delle tavole più
famose dell'isola azzurra, attorno agli anni '20.
Leggenda vuole che questo piatto fu
servito e ideato per Filippo Tommaso Marinetti, il poeta futurista che
riscrisse anche un manifesto della gastronomia, dove bandiva regole, forchette,
galateo e pastasciutta. Una ricetta pura, semplice, adatta al pensiero dello
scrittore, in quanto non solo andava contro ogni forma di cucina barocca e
nobile, ma rappresentava il nostro stesso Paese e il suo tricolore.
La caprese sarebbe quindi
un'insalata dalla storia futurista, condita con una buona dose di nazionalismo,
al posto dell’extravergine di qualità.
Ma, nell'immaginario collettivo di
molti, è soprattutto legata al proprio passato, a partire dall'infanzia. E’ memoria
familiare, ricordi di mare e di vacanze, di spiaggia, di secchiello ed
ombrellone.
E’ la semplicità assoluta, racchiusa
fra due fette di pane e di bontà, col pomodoro anche spremuto e strofinato
sullo stesso pane, la mozzarella, il basilico e un filo d’olio, in un solo
morso d’identità e piacere, fatto di freschezza, acidità e dolcezza.
Tutto il sapore mediterraneo racchiuso
in una merenda sana o nello spuntino di metà mattina, quando il pomodoro
profumava intensamente, anche da lontano, tavola e cucina, e sapeva di vero pomodoro. (Alfredo Laurano)
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