Mentre
va rottamando come un ferro vecchio l’articolo diciotto - anche se, come dice,
inascoltata la Camusso, non può certo essere il criterio di anzianità a far
decidere se una legge è utile o inutile, perché ci sono simboli che non
invecchiano mai - l’imbonitore di Palazzo Chigi ne ha già pronta un’altra. Di
magia.
Visto
che, oltre alle pensioni, anche gli stipendi non crescono, né sono più adeguati
a garantire un tenore di vita dignitoso e a sostenere i consumi necessari per
alimentare il Pil, ha pensato bene di smobilizzare quel che resta del Tfr,
ossia le somme accantonate per la liquidazione, di proprietà dei lavoratori, e
distribuirle come voce in busta paga, senza che essi possano scegliere,
liberamente, se prenderle subito o lasciarle accantonate per l’inverno della
vita.
Così
sembrerà che si stanno aumentando i salari e saranno tutti più contenti. E grati.
Come per gli strafamosi 80 euro.
Solo
che il fittizio incremento mensile nascerà, per incanto e per magia, dai soldi stessi
dei lavoratori, frutto di contratti collettivi e di accordi sindacali e non di una
elargizione di qualche sensibile governo o della regalia di un “padrone”
generoso.
Insomma,
il puffo mago lucrerà una gran bella figura, facendo, come diceva qualcuno, il “gay
con il culo degli altri”. Un genio…delle
tre carte!
Ovviamente
contrarie le imprese che, con tale provvedimento, rischierebbero di accelerare
le loro crisi aziendali e asciugare le proprie liquidità.
Se
gli stipendi non bastano per vivere, le vie per intervenire devono essere altre
e serie, come, per esempio, cercare ridurre le tasse sul lavoro. Come avviene
in tutti gli altri Paesi europei.
Non
basta prendere in giro chi lavora, con chiacchiere e giochi di prestigio.
1
ottobre 2014
AlfredoLaurano
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