Cosa
disegnano i bambini migranti che arrivano in Italia?
Più
o meno le stesse cose dei nostri figli e nipoti: case, fiori, animali, cuori e
genitori, ma con uno sfondo in più: gli orrori della guerra.
Un’ aggiunta indesiderata di tratti, forme e
colori che incombe sulla loro psicologia, sulla precarietà degli affetti. Una
pressante, ineluttabile cornice che sconvolge la loro quotidiana condizione di
vita.
Quei
disegni raccontano la paura: un pullman pieno di passeggeri contro il quale si
dirige un missile proveniente da un palazzo.
Due uomini che si puntano reciprocamente
i mitra contro.
Scoppi di bombe di granate.
Un piccolo palestinese di 10 anni, che viveva
in Siria, ha scritto in lingua araba: “mai più la guerra”, ha disegnato la sua
terra natia, una casa, un cuoricino e poi ha dedicato al paese dove è approdato
la sua dichiarazione "I love you Italy".
A
notte fonda, decine di questi fanciulli, sono arrivati al porto di Trapani
insieme ai loro genitori, dopo essere stati soccorsi in acque libiche.
Vengono
da Siria, Palestina, Bangladesh, Etiopia, Sudan e Iraq: in tutto 160 persone in
fuga dalla guerra. Viaggiavano su un vecchio barcone in legno in difficoltà,
quando sono stati intercettati e portati in salvo.
Infreddoliti, ma in buono stato di salute,
sono stati accolti e rifocillati.
Poi, i giovanissimi migranti si sono seduti
per terra, hanno preso i fogli e i pennarelli preparati dai volontari e,
avvolti nei dorati teli isotermici, hanno iniziato a disegnare il loro dramma.
Ma anche le loro speranze.
Ma anche le loro speranze.
Come
farebbero tutti i bambini del mondo.
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