Urla, contestazioni, espulsioni, resistenza
fisica: il Senato, in piena bagarre, si avvia a votare la fiducia sulla riforma
del mercato del lavoro. O, meglio, su un disegno di legge delega del governo:
una palese violazione costituzionale.
Intanto il puffo Premier, tira dritto per
la sua strada. Nelle stesse ore, al vertice UE di Milano, ha ribadito: “Possono
contestarci, riferendosi alla Cgil, alle opposizioni e alla minoranza interna
del Partito democratico - di cui è pure segretario - ma la verità vera è che
questo Paese lo cambiamo.
Al Senato porteremo a casa il risultato oggi e nei
prossimi mesi non molleremo di un centimetro e con tenacia raggiungeremo
l'obiettivo.
Quando si cambia c'è sempre qualche resistenza di troppo, ma noi
andiamo avanti".
Il che equivale ad affermare: “Protestate,
contestate, dite ciò che vi pare, fate quello che volete…Tanto a noi nun ce po’
fregà de meno!! Perché qui, comando io!
La
stessa elegante botta di rispetto e democrazia che ha usato ieri con i
sindacati - a mo’ di contentino - incontrati solo per un’ora (quanto è buono lei!)
- di sfuggita e per grazia ricevuta.
Il Senato si appresta, quindi, a votare la
fiducia al maxi-emendamento del Jobs act tra polemiche e ambiguità. Al centro
della discussione c’è sempre l’articolo 18, che però nel disegno di legge
delega non viene mai citato.
Il capogruppo grillino è stato appena
espulso per aver mostrato in Aula un foglio bianco che intendeva rappresentare
la delega in bianco che il governo vuol far firmare con la fiducia.
Un giochetto di parole che evidenziano
anche la Bindi e Pippo Civati. “Ma se la legge delega non cita l’articolo 18,
come farà il governo a “decretare” su quello stesso articolo?
La “paraculata” di non fare alcun
riferimento alla famigerata norma per ottenere una facile fiducia comporta una
banale conseguenza. Che in base a questa delega il governo non potrà
legittimamente modificarlo.
Se lo farà, chiunque potrà ricorrere alla
Corte costituzionale e avere ragione.
Ma tanto “non è importante essere,
importante è sembrare”.
Il clima è rovente. Anche in piazza. Operai,
studenti e licenziati “freschi” dalla Nokia hanno contestato il summit di
Milano. Duro l’intervento di Landini dal palco: “il tentativo è cercare di
usare la crisi per cancellare i diritti, Renzi va in Europa con lo scalpo
dell'articolo 18". Noi siamo pronti ad occupare le fabbriche.
8 ottobre 2014 AlfredoLaurano
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