Rifiutate le proposte della Santanchè e del
banchiere Arpe, sembra che il glorioso quotidiano, fondato da Gramsci nel 1924,
in liquidazione al suo novantesimo compleanno, stia per essere acquisito
dall’editore Guido Veneziani, specializzato in gossip casareccio: amori, corna,
tronisti, veline, calciatori e gravidanze vip.
Dopo
aver portato al successo testate leggere e disinvolte come Vero, Stop,
Miracoli, Rakam, e anche il diffuso catalogo Ikea, il giovane imprenditore
calabrese, che vanta e racconta di un suo passato di sinistra, è pronto a resuscitare l’Unità: “giravo con in tasca l’Unità, ma anche il
Manifesto e Cuore. Ora, in questo Paese c’è ancora chi si dichiara di sinistra
o di destra? O che pensa che Renzi sia di sinistra?”
Quindi, lo storico giornale tornerà in
edicola. A modo suo, ovviamente.
“Voglio
fare un giornale popolare, nell'accezione positiva del termine e non voglio
sobbarcarmi debiti. Quindi rinnovamento e snellimento: cioè tagli.
Oggi
siamo tempestati di informazioni e l’approfondimento dei quotidiani lo trovo un
filino noioso. Il nuovo giornale si occuperà di politica e di sociale, con un
linguaggio giovane e moderno, adeguato ai tempi. Anche la cronaca, non nera,
avrà un grande spazio.” E Renzi come leader da seguire. Mi piace moltissimo. È bello, sveglio, ha una
gran dialettica ed è uno dei pochi politici che si capisce quando parla.”
Dichiarazioni e programmi perfettamente in
linea col clima che si respira nel Paese:
- all’Unità si cambia storia, faccia e
connotati e, magari, pure la testata;
- alla stazione della Leopolda arriva
l’avveniristico trenino di illuminati finanzieri che anticipano il futuro, attentando ai diritti
dei lavoratori;
- a
San Giovanni sfila un “nostalgico” corteo di un milione di bandiere rosse.
E tutti, renziani, governativi,
neo-berlusconiani, neo-futuristi, minoranze del Pd, sindacati, movimenti
stellati e frange di sinistra, si scambiano attacchi, insulti e pesanti accuse.
Tutti divisi su temi, su metodi e proposte. Tutti separati, spaccati e in
disaccordo su tutto.
E’ un teatrino ridicolo e surreale.
Il nuovo partito del renzismo, è sceso ufficialmente
in campo alla Leopolda e il suo ideologo-inventore, con l’abituale arroganza
del bullo sapientone, disprezza e offende chi “pretende di usare l’iPhone con il gettone telefonico” o “di mettere
nella fotocamera digitale il rullino di una volta”. Sublimi metafore per
ridicolizzare chi si ostina a difendere
i diritti dei lavoratori e l’articolo
diciotto (sindacato e sinistra bolscevica).
Intanto, la polizia manganella i lavoratori
dell’acciaieria di Terni, licenziati dalla ThyssenKrupp.
Il nuovo editore dell’Unità troverà,
quindi, questa complessa situazione e dovrà confrontarsi con posizioni diverse
e contrastanti, anche nel tentativo di identificare il ruolo di una Sinistra
disastrata, in perenne crisi d’identità.
Se però le intenzioni sono realmente quelle
di trasformare l'Unità in un eterogeneo contenitore di chiacchiere e
pettegolezzi, di finti scoop o di rivelazioni sensazionali, meglio lasciarla
morire di morte naturale.
Amori, moda, bellezza e diete fai da te,
nel ricordo e in onore di Antonio Gramsci.
E’ impensabile che uno storico giornale si degradi
a inutile macchietta, per contendere a “Chi, Novella, Diva e Di Più” il primato
del gossip alla puttanesca.
Che si riduca a fotografare le copiose chiappe
della ministrella Boschi o a raccontare il tormentato menage della Moretti con Giletti,
magari sotto la commovente direzione - illuminatissima - di Barbara D’Urso.
Tanto valeva darlo alla teatrale,
portatrice sana di silicone e tacco 15, Daniela Garnero, in arte, Santanchè.
Ripeto, meglio, senz’altro, una fine
dignitosa.
Se
non altro per lasciare un buon ricordo ai tanti che quel giornale hanno amato,
hanno distribuito la domenica mattina, hanno portato in tasca, con orgoglio,
come una bandiera.
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