Per sbaglio o per eccezione, a volte, arriva una buona notizia.
E’ stato inaugurato a Milano il Ruben,
ristorante solidale creato dalla Fondazione di Ernesto Pellegrini - ex
presidente dell'Inter e leader nel settore della ristorazione collettiva - per
indigenti e disagiati: disoccupati, pensionati, persone in difficoltà, genitori
separati che non riescono a pagare gli alimenti, nuovi poveri che non arrivano
a fine mese o che hanno perso il lavoro. Sarà aperto la sera, da lunedì a
sabato, con due turni che permetteranno a circa 500 persone di consumare un pasto
completo al costo di 1 euro.
Un raro modello di solidarietà che aiuterà
a sfamare i più bisognosi e che arricchisce il panorama di iniziative messe in
campo dalle tante associazioni Onlus e da migliaia di volontari nel Paese.
Un
luogo aperto e accogliente dove mangiare a prezzo simbolico e trovare anche
ascolto, comprensione e una dimensione conviviale, fatta di normalità e
libertà.
Questo spazio che nasce dall’amore per il
prossimo.
In
un’intervista, l’imprenditore lombardo ha dichiarato: “La Fondazione è un modo
per ringraziare il buon Dio del tanto che ho avuto dalla vita.
E ho voluto
farlo partendo da quello che so fare meglio: ristorare le persone. Ruben non
sono riuscito ad aiutarlo.
Oggi però vorrei aiutare i tanti Ruben che vivono il loro momento di difficoltà e di disagio. Io ho sempre conservato nel mio cuore il ricordo di quell’uomo buono e lavoratore”.
Oggi però vorrei aiutare i tanti Ruben che vivono il loro momento di difficoltà e di disagio. Io ho sempre conservato nel mio cuore il ricordo di quell’uomo buono e lavoratore”.
Ruben era un contadino che viveva nella
stessa cascina, alla periferia di Milano, dove abitava il giovane Pellegrini
con i suoi genitori.
La cascina fu demolita negli anni del boom
economico per far posto a nuovi palazzi e agli abitanti furono date due stanze
in varie zone di Milano. Tranne che a Ruben che morì di stenti in una baracca
(il suo giaciglio prese fuoco) alla periferia, 50 anni fa.
Ernesto Pellegrini non dimenticò mai
quell’episodio e oggi ne ha fatto un simbolo di speranza e di umanità.
Un’iniziativa che vuole essere un omaggio a
quella persona, ma anche un gesto concreto “affinché nessuno possa sentirsi
abbandonato in una città che è e sarà sempre attenta ai bisogni di chi è in
difficoltà.
Si chiama “Ruben” – ha spiegato – perché ho voluto dedicarlo al quel contadino conosciuto quand’ero giovane, morto da barbone senza esserlo. Oggi lo voglio ricordare così”.
Si chiama “Ruben” – ha spiegato – perché ho voluto dedicarlo al quel contadino conosciuto quand’ero giovane, morto da barbone senza esserlo. Oggi lo voglio ricordare così”.
Uno splendido esempio di altruismo che
squarcia il clima di palpabile indifferenza che avvolge la nostra bella
società.
Vogliamo crederlo, o sperarlo, sulla parola
di un uomo generoso.
7 ottobre 2014
AlfredoLaurano
Nessun commento:
Posta un commento