Mentre papa Francesco chiede perdono per i peccati e i gravi crimini sessuali del clero ed esprime solidarietà alle vittime degli abusi: "Davanti a Dio sono profondamente addolorato e umilmente chiedo perdono. Hanno profanato la sua stessa immagine” e a Sibari scomunica i mafiosi: "Quando all’adorazione del Signore si sostituisce l'adorazione del denaro, si apre la strada al peccato, all'interesse personale e alla sopraffazione. La 'ndrangheta è adorazione del male, i mafiosi sono scomunicati.... a Oppido Mamertina, qualche giorno fa, la processione della Madonna delle Grazie ha reso omaggio alla casa del boss 82enne, Giuseppe Mazzagatti, condannato all'ergastolo e ora ai domiciliari.
Una manifestazione religiosa piegata in ossequio di un boss. È un fatto
sintomatico della sudditanza di un territorio nei confronti della criminalità.
L’episodio
ha scatenato indignazione e reazioni istituzionali e popolari, proprio perché
visto come decisa sfida alle parole di Francesco, appena prima pronunciate in
Calabria.
Secondo il magistrato antimafia Gratteri, "l'inchino davanti alla casa del boss è l'ennesimo episodio di esternazione del potere delle mafie, che controllano tutto ciò che le rendono visibilmente forti. La Chiesa in Calabria è molto forte, ha molto seguito. E allora sia i mafiosi che i politici si fanno vedere vicino ai preti e ai vescovi perché è una forma di pubblicità".
Secondo il magistrato antimafia Gratteri, "l'inchino davanti alla casa del boss è l'ennesimo episodio di esternazione del potere delle mafie, che controllano tutto ciò che le rendono visibilmente forti. La Chiesa in Calabria è molto forte, ha molto seguito. E allora sia i mafiosi che i politici si fanno vedere vicino ai preti e ai vescovi perché è una forma di pubblicità".
E’ la dimostrazione evidente che la mafia è
cultura.
Esiste perché è radicata nella gente, come
mentalità, come potere riconosciuto, anche nella propria intimità. La Chiesa,
non fa altro che cercare disperatamente di non far scappare quella gente dalla propria
recinzione, assecondando quella consolidata mentalità.
Quante malefatte, quanti delitti, all'ombra della religione, quante atrocità in nome di un Dio (Crociate, Inquisizione, stragi, condanne, abusi e torture) sono state perpetrate nella storia e tutto continua immutato e immutabile?
Come
“osserva” proprio l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, in certe
zone il pervertimento del sentimento religioso si accompagna spesso all'azione
della criminalità e a un'acquiescenza, dettata da paura o interesse, purtroppo
ancora molto diffusa tra le popolazioni.
Processioni, santi,
marce, miracoli o crociere, abbiamo sempre bisogno di un duce, di un capo, di
un potere riconosciuto da ossequiare, a cui “baciamo le mani”.
Siamo ancora il Paese dell’obbedienza,
della sottomissione e degli inchini.
E
finiamo sempre, o quasi, sugli scogli
8 luglio 2014
(Alfredo Laurano)
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