Nel suo debutto al Senato, più
che un discorso programmatico da presidente del Consiglio che chiede la
fiducia, quello di Renzi - un po' guappo, un po' guascone e con la mano,
spesso, in tasca, è sembrato un comizio in piazza, come quelli di una volta. O
un discorso fatto al bar, alla Verdone, fra amici e attoniti avventori.
Toni suadenti, promesse impegnative, aria di sfida e ostentata sicurezza in una serie di spot, di slogan annunciati, senza l'ombra di una giustificazione economica alla base: "Questo è il momento della svolta radicale e immediata...sul lavoro, voglio un Paese semplice coraggioso...salderemo tutti i debiti della Pubblica Amministrazione...ridurremo il cuneo fiscale almeno del 10%...investiremo sulla scuola...".
24 febbraio 2014 (Alfredo Laurano)
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