Finalmente
è finita la kermesse, la sagra della famiglia disegnata su magliette e libretti
da catechismo, tra croci, cartelli, preghiere collettive sul palco (Padre
nostro) o per la guarigione dei gay, che sarebbero dei malati da curare.
Gli
eccessi non potevano mancare: dalla petizione di Forza Nuova per un referendum
contro l’aborto, alle polemiche sul divorzio, agli impresentabili e volgari
feti di gomma, distribuiti come gadget. Gli stessi organizzatori hanno dovuto
allontanare fisicamente i tradizionalisti più estremi o dissociarsi dalle loro
idee.
Ma
restano tante le domande senza una risposta. Almeno per il sottoscritto.
Perché
Verona, città dell’amore, di Giulietta e Romeo e del balcone più famoso nella
storia, doveva riunirsi in congresso per disquisire o stabilire se siano meglio
le famiglie tradizionali o moderne, etero o gay, di destra o di sinistra,
cattoliche, laiche, islamiche o buddiste?
Qual era il vero scopo del congresso?
Perché
riesumare e difendere ad oltranza il concetto arcaico di “Dio, patria e famiglia”, che non è un comandamento o una legge
dello stato, ma uno slogan, un imperativo nazionalista, una scelta di
comunicazione e propaganda fascista che ha avuto un suo perché, in tempi
lontani e assai diversi?
Per
una forma annacquata di populismo partigiano e becero, all’interno di un
recinto sovranista o, addirittura, orgogliosamente suprematista, ideologico e
talebano, quanto basta?
Il
riciclo di un motto del Duce, da parte di chi di quei tre concetti si fa scudo,
porta a creare un clima di discriminazione, di oscurantismo e regressione
culturale, anche condannando decisamente il famoso cartello della Cirinnà che
ne fa una sintesi infelice.
La
società è profondamente cambiata, le religioni sono tante, coesistono e si
confrontano, sia pure con furore e prepotenza, per occupare spazi di manovra,
di consenso e di dominio. La patria è ormai il mondo, le minoranze e le
diversità vanno salvaguardate e tutelate, le famiglie sono allargate e aperte
alle differenze.
Ma
perché, secondo alcuni, la famiglia naturale sarebbe minacciata? Da chi o da
che cosa? Qualcuno propone di abolirla o limitarne i diritti, solo per darli ad
altri tipi di unioni?
Al
contrario, tutti vogliono sostenerla e rivalutarla, anche economicamente e con
adeguate politiche sociali, visto che costituisce la stragrande maggioranza dei
Paesi, il nucleo costitutivo della polis (Aristotele) e che resta la cellula
fondamentale di ogni società.
Il
World Congress of Families è una manifestazione che attira inevitabilmente
diversi personaggi intolleranti, omofobi e misogini, rappresentanti di
organizzazioni Pro Life e gruppi di pressione anti-Lgbt che riconfermano
l’atteggiamento retrogrado nei confronti di istanze di libertà e diritti, che mettono
in discussione l’autodeterminazione di una donna offendendone la dignità.
Anche
in spregio alla coerenza, come quella di un vicepremier, ministro dell’interno
e capo di partito, divorziato, con un figlio avuto dalla prima moglie, un altro
fatto con una seconda e attualmente fidanzato con la figlia di un suo ex oppositore, e di un’altra leader politica, con un figlio concepito al di fuori del
matrimonio, che vanno a Verona per illustrarci i valori della famiglia
tradizionale.
Noi
siamo a favore della vita - continuano a ripetere, come un mantra, molti fanatici
integralisti - noi siamo per l’amore, noi siamo per la famiglia.
Ma c’è
qualcuno che è contrario a queste affermazioni retoriche, che vuole
combatterle, che vuole abolirle?
Sostenere
la vita distribuendo quei vergognosi pupazzetti contro l’aborto è vile e
disgustoso.
Perché abortire non è mai una
festa o un invito al ballo. E’ sempre un dramma, a volte una necessità, una
scelta inevitabile e dolorosa di una donna, per una serie di motivi che lo
Stato non è in grado di risolvere o anticipare. Senza dimenticare le
mammane e le rozze pratiche clandestine, spesso nocive ed esiziali.
E tutto ciò, al di là del commercio
della maternità surrogata, della pratica dell'utero in affitto, della
protezione dei minori, che non devono diventare oggetti di compravendita, e del
loro inviolabile diritto ad avere un’identità biologica certa, ferma restando
la funzione educatrice della famiglia - quale che sia la sua composizione
interna - in grado di dare amore e formare cittadini responsabili, consapevoli
e civili.
1 aprile 2019 (Alfredo
Laurano)
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