Uno strano espediente per lanciare la ripresa di un programma storico come “Un giorno In Pretura”, che riparte domenica sera su Raitre. Un bizzarro e anche un po’ vile modo di fare e farsi pubblicità.
Una scelta di campo, moralmente meschina, per garantirsi una buona dose di visibilità, proprio all’esordio, con un post insolente, irriverente e offensivo, nei confronti della famiglia Vannini e di tutti i suoi sostenitori.
Uno spot di solidarietà - di fatto, un clamoroso autogol - che si pregia far sapere a Martina Ciontoli, che “siamo assolutamente in disaccordo con questo accanimento mediatico che, non si capisce perché, vorrebbe la vostra morte civile”.
Nessun trailer, nessun "prossimamente", nessun lancio, video o promozione avrebbe suscitato tanto interesse e aspettativa da parte di un potenziale pubblico, verso un nuovo programma o una sua riedizione. Null’altro avrebbe fatto tanto o di più.
Parafrasando le parole e il testo del prosieguo del post della veterana Roberta Petrelluzzi, non si può non condividere che “è un segno dei miseri tempi che stiamo vivendo, dove l’odio e il rancore prendono il sopravvento su qualsiasi altro sentimento”.
Già, proprio così, cara signora, è un fatto di sensibilità e di salvaguardia dei sentimenti umani.
E proprio per questo che mi permetto rivolgerle qualche facile domanda, per nulla oziosa, retorica o di circostanza.
Ma Lei, che esprime tanta apprezzabile vicinanza ai “perseguitati” Ciontoli, conosce bene la storia di Marco, i fatti, le dinamiche e i risvolti misteriosi di quella tragica notte di quattro anni fa?
Sa della sua triste agonia, delle sue urla di dolore, delle colpe di quella specie di famiglia dell’orrore che l’ha lasciato morire, per negligenza e leggerezza? Che, volontariamente, non l’ha soccorso in tempo per colpevole superficialità e presunta inconsapevolezza?
E’ informata di come sono state condotte le indagini e di quante lacune, difformità e discordanze siano emerse e state evidenziate (sequestro casa, Luminol, telecamere, audizione vicini, ecc.)?
Ha seguito le vicende giudiziarie, le ricostruzioni, le testimonianze, le intercettazioni, le menzogne e i depistaggi?
Le hanno spiegato il senso delle due sentenze emesse in nome del popolo italiano?
Le hanno suggerito il perché mezza Italia ce l’ha con i Ciontoli e si “accanisce” mediaticamente nei loro confronti?
Intuisce che sono essi stessi la causa di tanta ostilità, livore e rabbia popolare?
Sa perché gli imputati non hanno mai confessato la verità?
Che - se e qualora lo facessero - l'opinione pubblica potrebbe essere molto più clemente con loro e comprenderli, se non addirittura perdonarli?
Se avrà la bontà di dare una risposta a tali quesiti, scoprirà perché non dovrebbe proprio parlare di caso Ciontoli (inadeguato e fuorviante titolo della sua trasmissione), ma di caso Vannini. Almeno per rispetto.
E soprattutto, individuerà chi sono le vere, uniche vittime d questa folle, incredibile tragedia. 27 aprile 2019 (Alfredo Laurano)
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