Le
lunghe file ai gazebo e il voto quasi plebiscitario a Zingaretti dimostrano che
in Italia c’è ancora tanta voglia di Sinistra, di solidarietà e democrazia. Come
ha detto la stessa manifestazione antirazzista People dell’altro giorno a
Milano.
Quella
Sinistra dimenticata, umiliata, svenduta e rinnegata dall’onda anomala del
renzismo e delle correnti interne. Frastagliata e divisa, gioco forza, in tanti
rivoli, spaccature e scissioni che ne hanno sancito, in realtà, l’inconsistenza,
la quasi inesistenza o la capitolazione e la lontananza rispetto al paese
reale.
La
batosta del PD del quattro marzo dell’anno scorso (anche oggi è, casualmente,
un 4 marzo) ha rappresentato tutto questo, causato dal malcontento per il
governo Renzi, dalla sua arroganza, dal Job’s act alla Buona Scuola, passando
per il decreto Salva banche, l’articolo 18 e il referendum rovina Costituzione:
lavoro, sanità, pensioni, immigrazione, università e ricerca neppure sfiorati.
E
per un anno di totale inerzia, condita da chiacchiere e proclami, senza uno
straccio di autocritica e di effettiva analisi, quel malessere che aveva spinto
molti a guardare per disperazione i Cinque Stelle si è esteso a macchia d’olio
e la rabbia si è accresciuta, fino ad oggi. Fino alla fiducia nel fratello
politico di Montalbano, capace di annunciare e interpretare la discontinuità,
la contro tendenza, la rinascita e la ricucitura con il popolo dei delusi e degli
offesi.
Infatti,
non a caso, un bel pezzo di quel popolo ferito (si parla di un milioneottocentomila)
è andato a votare in massa e con rinnovata speranza, oltre ogni previsione e
aspettativa.
E’
un segnale forte, un bisogno di superare e spazzare certezze annunciate e poi crollate,
che esprime necessità di appartenenza e voglia di contare ancora, in una Sinistra
capace di corrispondere a un sentito bisogno di alternativa, dopo un anno di
governo gialloverde, a forte spinta salvinista.
Nicola
Zingaretti - legittimato da una larga investitura, che decreta l'archiviazione
del renzismo, del suo spirito, delle sue politiche e dei suoi seguaci - ha ora
un dovere assai preciso: una fiducia da non tradire e una aspettativa da non
deludere.
Del
tutto opposto, per cultura, formazione e stile, alla figura dispotica del
rottamatore populista, deve aprire una nuova stagione in un partito finora
paralizzato dal gioco delle correnti, cambiando non solo la comunicazione
propagandistica e ingannevole da abile piazzista, ma ricominciando a fare
politica, con umiltà, confronto e realismo.
Ha
tutti i mezzi per farlo. Ci riuscirà?
4
marzo 2019 (Alfredo Laurano)
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